martedì 26 ottobre 2010

"Incantevole Salento" di Lorenzo Capone

Paesi immersi nel verde degli ulivi secolari, della vite e, un tempo, anche del tabacco; borghi lindi, con case basse e ariose, stradine dei centri storici strette e tortuose, lungo le quali si aprono le curti, si alzano le case a torre, si affacciano palazzotti di raffinata eleganza ma anche, soprattutto nelle piazze, chiese e castelli grandi ed imponenti nei quali si conservano non di rado pezzi significativi della storia del Salento: questo è ciò che salta subito agli occhi sfogliando il volume.

Se poi si ha il piacere di approfondire, ben altro vien fuori: il paesaggio interno e costiero ricco di colori, punteggiato spesso da torri e cappelle; i numerosi siti di interesse archeologico che danno il senso dell'antichitàà di questa terra attraversata in lungo e in largo dalle popolazioni piùù diverse sin dalla preistoria; la varietàà degli stili architettonici che, anche essi, sono un segno rilevante del nostro passato.

Una provincia, il Salento, incantevole, con l'incantevole Lecce che dell'intero territorio èè l'anima e il cuore.

mercoledì 20 ottobre 2010

Quei contadini divenuti "briganti"

da LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO di Martedì 12 Ottobre

STORIA Uno spaccato del Mezzogiorno

Testo di Valentino Romano per capire come nacque l'Unità d'Italia. Postfazione di Monica Mazzitelli


Quei contadini divenuti "briganti".
Furono eroi tragici, avventurieri, soldati, vittime, giudici e carnefici.
di Gloria Indennitate

Il 'brigantaggio' fu una forma d'insurrezione politica e sociale sorta nel Mezzogiorno italiano durante il processo di unificazione dell'Italia e il primo decennio del Regno. Gli autori della resistenza erano infatti definiti, in senso dispregiativo, briganti, dai sabaudi. Secondo alcune correnti di pensiero che prendono in considerazione l'entità degli schieramenti tra loro contrapposti all'interno del nuovo Stato italiano, viene vista come una sorta di guerra civile quella che fu allora combattuta. Un'ipotesi, comunque, monto controversa.
Il titolo del libro Nacquero contadini, morirono briganti di Valentoni Romano (Capone Editore, 142 pagine, 10 euro) la dice tutta su chi erano e cosa erano i briganti. L'autore è da anni impegnato nello studio del ribellismo contadino e dalla storia del Sud. E val la pena riflettere che per comrpendere con cognizione di causa e con pienezza il brigantaggio post-unitario meridionale, liberandolo da ogni fumosità ideologica, occorre immergersi nel mondo rurale che ne è il substrato culturale e sociale. Le storie consegnate da Romano ai lettori aprono uno spaccato originale, spesso inedito e insolito, su questo mondo nel quale convivono e si scontrano tutti insieme cafoni e gentiluomini, idealisti e profittatori, eroi tragici, avventurieri di sempre, briganti e soldati, vittime e carnefici, giudici e giudicati, carnefici e condannati, clero avido e monarchia intrigante. Sono ombre di un Sud, palco di speranze, di illusioni e di delusioni sul quale, dopo la dissoluzione del Regno delle Due Sicilie, va in scena la nuova Italia.
Il libro con una certosina raccolta di indicazioni bibliografiche e un'attenta calibratura dei passaggi e momenti storici che si concretizza in uno stile elegante e coinvolgente, racconta di semplici e umili contadini le cui vicende aiutano a capire il brigantaggio postunitario e la vera storia dell'Unità d'Italia.
Monica Mazzitelli - scrittrice, filmmaker, fondatrice e coordinatrice del gruppo de "iQuindici", lettori volontari della Wu Ming Foundation - scrive in appendice al volume: "Briganti li chiamiamo, come oggi chiamiamo altra gente 'clandestini': nomi comodi per allontanare da noi, di uno o cento passi, il desiderio disperato di sopravvivenza, o se possibile di una vita dignitosa, una vita senza troppe paure, a cui ci si possa un pochino aggrappare. In queste pagine ci sono dolore e leggerezza insieme, crudeltà e amore: c'è umanità e disumanità come antinomia della stessa essenza: quella della realtà fatta di carne, delle sue pulsioni. C'è la sottomissione delle donne, spesso vendute, il sopruso sul povero, la vendetta sul ricco, la furbizia che si ritorce contro chi crede di poter strappare un salvacondotto alla fortuna".
Dedicato a chi ama la Storia del Mezzogiorno d'Italia.

venerdì 15 ottobre 2010

Rossella Barletta a Cibus Mazzini (Lecce). Presentazione Venerdì 15 Ottobre 2010 alle 19.30

Arcadia Lecce e Cibus Mazzini
presentano

Architettura contadina del Salento. Muretti a secco e pagghiari di Rossella Barletta (Capone editore)

Venerdì 15 ottobre 2010 h.19,30
Presso Cibus Mazzini via Lamarmora 4 a Lecce

Presenterà l’autrice Valentino De Luca.
Interverrà Enrico Capone

Per i tipi di Capone Editore è stato di recente pubblicato un saggio scritto da Rossella Barletta dal titolo “Architettura contadina del Salento. Muretti a secco e pagghiari”. Un testo che con un approccio scientifico e rigoroso ma dal taglio prettamente divulgativo affronta uno dei temi più interessanti legato al paesaggio del Salento. Il testo è dedicato ai due elementi architettonici che accomunano la nostra terra: i muretti a secco e i “pagghiari”. Entrambe le architetture nascono da un’esigenza del territorio, quella di utilizzare la materia a disposizione, la pietra calcarea, come elemento architettonico abitativo e delimitativo. I “pagghiari”, anticamente utilizzati come abitazioni, forni, depositi, costituivano i centri propulsori delle campagne dell’antichità. I muretti a secco, oggi più che mai frutto di una rivalutazione, venivano costruiti con una tecnica che permetteva di ‘incastonare’ pietra su pietra, per ottenere un duplice effetto, pratico nella durata e di sicuro impatto estetico. Rossella Barletta ripercorre la storia delle architetture rurali salentine, grazie a una disamina della quale colpiscono la precisione metodologica oltre che la ricchezza dei particolari e del glossario che via via va costituendosi, quasi un dizionario per immagini e parole nel quale si colgono gli strumenti e gli oggetti, dalla ‘chiesura’ fino agli strumenti utilizzati per assemblare i pagghiari. Ogni capitolo del libro è dedicato all’approfondimento di un elemento architettonico. L’opera della Barletta presenta un’utilità documentale e al tempo stesso storica; non trascurabile il fatto che con quest’opera ci si possa collegare all’attuale recupero dell’antica tradizione architettonica salentina, complice il sostegno della Scuola Edile della Provincia di Lecce, la quale cura dei corsi volti all’apprendimento di queste tecniche di costruzione. È presente anche una sezione dedicata ai pagghiari più rappresentativi del territorio. Questo lavoro di Rossella Barletta, insieme alla “Guida pratica ai Trappeti sotterranei del Salento”, costituisce solo una delle bussole indispensabili per orientarci nella storia dei nostri luoghi attraverso la storia della nostra architettura rurale. A oggi mancava, per esaustività e competenza, una guida simile, capace di descrivere con semplicità e completezza questi ‘silenti’ accompagnatori delle visioni paesaggistiche dell’entroterra costiero. (Luciano Pagano)

Architettura contadina del Salento. Muretti a secco e pagghiari – di Rossella Barletta (Capone Editore, 100 pagine, 8 euro)

martedì 12 ottobre 2010

"Mirabile Mediterraneo nella cartografia al tempo degli ottomani. Coste e città 'disegnate' dall'ammiraglio Reis" di Gloria Indennitate

"Mirabile Mediterraneo nella cartografia al tempo degli ottomani. Coste e città 'disegnate' dall'ammiraglio Reis"
Gloria Indennitate su "La Gazzetta del Mezzogiorno" di Martedì 12 Ottobre 2010

Viaggio sulle coste del Mare nostrum ai tempi degli ottomani. Siamo nel XVI secolo e l'ammiraglio Hadji Muhyieddin Piri Ibn Hajji Mehmed, noto come Piri Reìs, (nato a Gallipoli, città della costa egea turca fra il 1465 e il 1470, morto a Il Cairo fra il 1553-4) diede vita a una 'mappa del mondo' che è diventata fonte di studio nell'ambito di quella che viene definita archeologia misteriosa. Capone Editore ha dato alle stampe un pregiato volume, scritto da Vito Salierno, dal titolo Le città del Mediterraneo nella cartografia ottomana (112 pagine, 35 euro), nel quale segnatamente spiccano suggestive vedute a colori di città costiere che vedono la luce per la prima volta al mondo.
La cartografia islamica del Mediterraneo non è mai stata studiata nel suo complesso, anche se sono stati pubblicati molti importanti saggi e articoli, in particolare su mappe singole e sugli atlanti compilati da Piri Reis. L'ammiraglio della flotta ottomana fu autore di due versioni del Kitab-i Bahriyye ('Il libro del mare'), copiato ampiamente per tutto il XVII secolo. Il libro, di derivazione dagli isolari italiani, era rivolto all'uomo di mare nella sua prima versione, al collezionista e al bibliofilo nella sua seconda versione: di qui il successo dei molti manoscritti, decide dei quali si conservano tuttore.
L'analisi della cartografia islamica va dalla Geografia di Tolomeo alle mappe di Ibn Idrisi, alle esistenti carte medievali sino all'opera di Piri Reis e dei suoi successori quali Nasuh Matrakci, Seyyd Nuh, Katib Celebi, e i cosiddetti atlanti di Humayun e 'Ali Macar'. Ampio spazio è dedicato alle descrizioni delle mappe dell'ammiraglio: coste, porti, isole dell'Italia, Francia, Spagna, paesi del Maghreb, Egitto, Grecia, Turchia, e isole principali del Mediterraneo.
Di particolare interesse le vedute delle coste dell'Adriatico con le città lungo la costa italiana, da Venezia a Bari, Brindisi, Capo Santa Maria. Da nord, Muggia, le isole lungo la costa dalmata; Agrigento, Ancona con la sua fortezza. E ancora da notare Capo Vaticano, Catanzaro, la costa abruzzese e la costa calabrese compresa Capo Trionto e Punta Alice, Giovinazzo, Golfo di Genova, La Spezia e Savona. Il versante meridionale del Gargano indicato nella mappa come 'Regione di Puglia' o Vilayet-i-Puliye, fra gli altri, da est a ovest, il borgo di Mattinata, capo Sant'Angelo, Manfredonia, la foce dell'Ofanto con le due torri di guardia, Barletta, l'Isola di Sant'Andrea, Mola, Monopoli, Otranto, la Penisola salentina con lo scalo e il porto di Lecce, Roca Vecchia, Otranto, Capo Santa Maria di Leuca, Tricase, Gallipoli. Il volume si chiude con la cartografia ottomana dopo Piri Reis.
Vito Salierno lavora da sempre nel campo della storia moderna e delle letterature comparate, con particolare riguardo a D'Annunzio, Tagore e Iqbal.

lunedì 11 ottobre 2010

Rossella Barletta presenta I trappeti sotterranei nel Salento

Comune di Trepuzzi
“IV settimana della cultura”


Presentano

“I frantoi ipogei nel Salento”.
Introduce Antonio Minelli e relazionano Ilenia Montillo e Francesco Minonne.


Rossella Barletta
presenta
I trappeti sotterranei nel Salento
(Capone Editore 2010)

Aula consiliare del comune di Trepuzzi (Lecce)
Mercoledì 13 ottobre, alle ore 19,30

Al termine della serata sarà proiettato il cortometraggio Di nachiri e di mercanti (regia di
Corrado Punzi, produzione di Edoardo Winspeare).

“Trappeti sotterranei nel Salento “è frutto”, come afferma la stessa autrice, “di elaborazioni scaturite dalla lettura di scritti curati da autori diversi che, trattando dei frantoi salentini, hanno il merito di avere fatto conoscere l’esistenza di singolari testimonianze diventate attualmente risorse meramente turistiche prim’ancora di essere considerate testimonianze culturali, lasciti di pregnante memoria storica, segni tangibili che riportano al passato di cui andare fieri, non foss’altro perché custodiscono l’eco di tanti terribili uomini in lotta / contro la roccia da millenni (Bonea).
Rispetto ad altre pubblicazioni riguardanti lo stesso argomento l’obiettivo di questo lavoro non è quello di ripubblicare i rilievi planimetrici, ma di soffermarsi su alcuni aspetti meno noti o che si sono sempre dati per scontato e, quindi, non sufficientemente indagati.
Per permettere al lettore di effettuare una comparazione tra quanto si è scritto fin qui, soprattutto per quanto riguarda il lavoro che si svolgeva nel frantoio, creando l’immaginario collettivo, è stata inserita in appendice una scheda, frutto di un’intervista rivolta ad uno degli ultimi nachiri della provincia di Lecce.
Ne è venuto fuori un quadretto assolutamente illuminante, capace di smentire o di rivedere molti luoghi comuni sulla vita e sul lavoro dei frantoiani”.

Rossella Barletta, Trappeti sotterranei nel Salento. Guida pratica, Capone Editore, Lecce 2010. F.to
15x21 cm circa, interamente a colori, pagg 96.

sabato 9 ottobre 2010

"Prima che l'Italia entrasse nella storia" - su "Nacquero contadini, morirono briganti" di Valentino Romano, Luciano Pagano da Il Paese Nuovo



Prima che l’Italia entrasse nella Storia.
su “Nacquero contadini, morirono briganti” (Capone Editore) di Valentino Romano
di Luciano Pagano, "Il Paese Nuovo" di Sabato 9 Ottobre 2010

Quando tra una cinquantina d’anni o forse più verrà descritto il periodo storico che stiamo attraversando, nel bene e nel male la disamina dovrà affrontare la descrizione dello stato in cui versa l’istruzione pubblica. I tagli all’istruzione, il precariato del giovane e/o anziano corpo insegnante, l’accorpamento delle classi, l’estrusione di alcune materie e discipline; tutti questi elementi presi insieme, se faranno la felicità di qualche spicciolo in più per l’erario, si riveleranno a lungo andare come una delle più grandi piaghe del nuovo millennio, che forse verrà archiviata come ‘ignoranza per favoreggiamento’. Se è vero che l’Italia è destinata a essere un paese per vecchi, ecco che i giovani d’oggi, quelli che a sedici anni smettono di studiare per lavorare, saranno vecchi rintronati con la testa piena di nozioni apprese dai motori di ricerca o dalle ‘interviste con la storia’ rilasciate non da Oriana Fallaci ma da qualche partecipante al Grande Fratello.
Questo pensiero sarebbe sterile e desolante se non ci fosse, da sempre, un antidoto all’ignoranza: la lettura e lo studio della storia. Purtroppo i programmi asfittici, soprattutto quando si avvicina la fine del percorso di studi superiore, non consentono di approfondire come si deve l’ultimo secolo della nostra storia patria, il più interessante e di sicuro più ricco di avvenimenti che ancora oggi hanno ripercussioni sulla nostra vita politica, basti pensare alle affermazioni deliranti che il nostro senatore Umberto Bossi rilascia oramai con l’intermittenza di un neon rotto. Dobbiamo porci a mio parere due domande: cosa sarebbe oggi la nostra vita, la nostra economia, la nostra storia, se non vivessimo in un paese unito? E, di seguito, da dove veniamo, qual’è la storia della nostra unità, che ci stiamo appressando a celebrare salvo poi non conoscere tutti i risvolti di quel periodo così tragico e allo stesso tempo valoroso. A fare un po’ di luce su alcuni dei lati oscuri, che altrimenti rimarrebbero appannaggio delle cronache giudiziarie del secolo scorso, ci pensa Valentino Romano, con un suo “libro di storie” appena pubblicato da Capone Editore con il titolo di “Nacquero contadini, morirono briganti” (prefazione di Paolo Zanetov, pp. 144, €10,00). Ho utilizzato l’accezione di ‘libro di storie’ perché in questo testo il lettore trova un
equilibrio perfetto tra romanzo storico e saggio storico. I racconti che compongono il volume sono ambientati principalmente negli anni dell’Unità d’Italia, proprio a ridosso del 1861. Si tratta di fatti di vita quotidiana, capitoli giudiziari, cronache vere e proprie, mediate da una scrittura che ci riesce a portare indietro, quasi come cronisti invisibili presenti sulla scena dei delitti che vengono narrati.
Si leggono in “Nacquero contadini, morirono briganti”, le vere storie di quelle manzoniane “gente meccaniche”, che altrimenti non conosceremmo, proprio per colpa di quei programmi scolastici ingolfati cui non tutti hanno avuto la fortuna di sopperire con lo studio universitario o, semplicemente, con la curiosità personale. La lettura di questo testo ci catapulta in un ‘far west’ del Mezzogiorno italico, ambientato in un periodo storico nel quale non c’era ancora un’esatta demarcazione non tanto tra il lecito e l’illecito, quanto tra chi, detenendo il potere, poteva decidere che cosa era reato e che cosa no. Questo libro fa parte di una serie di testi che la Capone Editore ha dedicato alla Storia del Mezzogiorno e in particolare alla Storia del Brigantaggio. Leggiamo qui vere storie di vilipendio dell’autorità, prostituzione, latrocinio, tutte narrate con l’occhio imparziale dello storico, e, ovviamente, con il giudizio finale che viene rimesso al comando dei bersaglieri o al giudice di turno. La cosa più interessante di questo libro, e qui torniamo al discorso iniziale speso per lo stato dell’istruzione, è nel fatto che senza iniziative editoriali di questo genere non avremmo l’opportunità di approfondire un periodo storico, quello dell’Unità d’Italia, del quale tanti fiumi di lettere verranno profusi e di cui poco si potrà conoscere, proprio perché questi episodi sono fuori dall’orizzonte dell’approfondimento nelle aule dell’insegnamento superiore. C’è, ad esempio, la storia di una donna che subisce violenza da un brigante facente parte di una banda che poi viene sgominata; davanti al plotone di esecuzione la donna non esita a chiedere al prete di concederle di celebrare un matrimonio con il suo violentatore, appena prima che questo venga ucciso, per fare in modo che venga lavata l’onta della violenza e la donna possa continuare a vivere nel suo paese come vedova del brigante, piuttosto che come ‘violata’. Una storia fra le tante che ci dà la misura di quanti codici e di quante tradizioni vadano a intrecciarsi nel nostro passato, prima ancora che l’Italia diventasse una nazione. Come nota giustamente la scrittrice Monica Mazzitelli, autrice della postfazione al volume, è proprio in queste storie che si nasconde la vera e varia umanità di cui siamo composti, storie che difficilmente troveremo nei manuali, perché “in queste pagine ci sono dolore e leggerezza insieme, crudeltà e amore: c’è umanità e disumanità come antinomia della stessa essenza: quella della realtà fatta di carne, delle sue pulsioni”. Un libro che è anche un risarcimento ai mille torti che la Storia ha fatto dalle persone che, volenti o nolenti, hanno contribuito al suo movimento.

http://twitter.com/lucianopagano

Valentino Romano, Nacquero contadini, morirono briganti, Capone Editore, Prefazione di Paolo Zanetov, Postfazione di Monica Mazzitelli, pp. 144

Costantino Foschini (Rai3) e Vito Salierno insieme a Giovinazzo per presentare "Il Mediterraneo nella cartografia ottomana"

The International Association of Lions Club - Distretto 108AB - Governatore
Rocco Saltino

LIONS CLUB - Bitonto - Palo del Colle Intermeeting con LIONS CLUB - Molfetta

Sabato 9 Ottobre 2010
Ore 19.30
Grand Hotel “RIVA DEL SOLE”
S. S. 16 Km. 787+225 - Giovinazzo

Presenta dott. Costantino Foschini, Giornalista di Rai 3
Relazione: prof. Vito Salierno

I Lions Clubs Bitonto - Palo del Colle e Molfetta, presieduti rispettivamente da Mario Carbone e Michele Serlenga, nell’ambito delle proprie attività socioculturali, organizzano un meeting per conoscerne la storia.
Sabato 9 Ottobre il dott. Costantino Foschini, Giornalista di Rai 3 presenterà il prof. Vito Salierno, autore de “Il Mediterraneo nella cartografia ottomana” (Capone Editore). Il volume raccoglie testimonianze documentali della cartografia islamica del Mediterraneo, andando a coprire in modo sistematico la trattazione
di un argomento che non era stato mai analizzato, prima d’ora, nel suo complesso, nonostante la ricchezza di saggi fino a oggi pubblicati. L’opera di Piri Reis, ammiraglio della flotta ottomana, direttamente derivata dagli isolari italiani, era rivolto all’uomo di mare, al collezionista, al bibliofilo. L’analisi di Vito Salierno parte dalla Geografia di Tolomeo. Ampio spazio è dedicato alle descrizioni delle mappe di Piri Reis; coste, porti, isole dell?Italia, Francia, Spagna, Egitto, Grecia, Turchia.

info: www.caponeditore.it

martedì 5 ottobre 2010

"La Reggia di Caserta" di Gianluigi Guiotto

La Reggia di Caserta è uno dei più fastosi e splendidi palazzi che un sovrano abbia fatto costruire. È sufficiente varcare l’ingresso per avere l’immediata impressione di entrare in un palazzo di fiaba.
Quando Carlo III di Borbone incaricò l’architetto Luigi Vanvitelli della realizzazione della reggia, il sovrano aveva bene in mente il suo modello: Versailles. I numeri stupiscono già sulla carta: su una pianta rettangolare, il palazzo reale di Caserta copre un’area di 44.000 metri quadrati e s’innalza per 42 metri lungo un fronte di 250 metri, con 1200 stanze illuminate da 1790 finestre. Per costruirlo furono spesi circa 6 milioni di ducati (ai tempi con un ducato si pagava una discreta cena). I milioni di visitatori restano affascinati dalla sontuosità delle sale di rappresentanza e di ricevimento, quasi tutte tappezzate con seta di San Leucio, ricche di preziose decorazioni, di arazzi, di mobili e specchi, che si snodano lungo ariosi corridoi e passetti, intorno ai quattro grandi cortili.
Dall’atrio si entra nelle stanze reali che si suddividono in appartamento vecchio (fine XVIII secolo) e appartamento nuovo (inizio XIX secolo); dalle prime sale degli Alabardieri e delle Guardie del Corpo si giunge nel salone di Alessandro e quindi alla Sala del Trono ed ad una serie di salotti e di stanze arredate da mobili in stile impero. L’ala settecentesca ospita sale di ricevimento con affreschi ispirati alle quattro stagioni, salotti, “boudoir”, riccamente decorati secondo gli stili tardo barocco o rococò. L’affresco della Sala di Alessandro il Grande, la Camera da letto di Francesco II e il suggestivo scalone d’onore (117 gradini, tutti realizzati in un unico blocco di pietra lumachella di Trapani) sono solo alcuni esempi della grandiosità del Palazzo vanvitelliano. A stupire il visitatore contribuiranno poi la varietà di stucchi, ori e marmi della Cappella Palatina e del Teatro di Corte: questo è l’unica parte che Vanvitelli ultimò. Il suo lavoro fu portato avanti dal figlio Carlo.

Gianluigi Guiotto, La Reggia di Caserta,
Capone Editore, Lecce 2010, ISBN 9788883491238