martedì 28 gennaio 2014

NOVITA' / / / Orazio Ferrara, "Navi, uomini e deità nel Mediterraneo antico"


Orazio Ferrara












Navi uomini e deità
nel Mediterraneo antico


IL LIBRO
L’epica e affascinante storia degli uomini che vivevano sul Mediterraneo antico è al centro di questo  libro. Si narra dei miti, dei riti, delle scoperte, delle battaglie, dei trionfi sul mare, delle navi che solcavano le azzurre acque di quello che i romani chiameranno poi Mare Nostrum.
L’autore racconta di Melqart, Colui che estende l’orizzonte, che apriva nuove e sempre più lontane rotte ai marinai spingendoli a raggiungere quella sottile linea blu, dove il cielo incontra il mare, e della benefica Asherah, Colei che cammina sul mare, divenuta nei secoli  Isthar, Astarte, Afrodite, Venere, stella che, avendo un’arcana corrispondenza in un pianeta, al mattino indicava ai naviganti la via del giorno e alla sera quella della notte. Ma racconta anche della nave siro-palestinese di Ulu Burun della tarda Età del bronzo e del suo ricchissimo carico; dell’ammiraglio cartaginese Annone che, superato lo Stretto di Gibilterra, naviga in quel vasto e sconosciuto oceano, dove tramonta definitivamente il sole; della splendida Nike di Samotracia, esaltazione plastica del divino che scende e celebra l’uomo, spingendolo a cercare il suo destino più alto sul mare. 

L'AUTORE

Orazio Ferrara, nato a Pantelleria nel 1948, vive in provincia di Salerno.
Già responsabile della Biblioteca Comunale della Città di Sarno, scrittore e saggista, ha pubblicato numerosi volumi di argomento storico; collabora a varie riviste a diffusione nazionale. Con Capone Editore ha pubblicato: Sud. Storie di lazzari, sanfedisti, briganti e separatisti (2010); La navigazione nel mondo antico. Dai Cretesi agli Etruschi (2011); Addio Sud. O briganti o emigranti (2012); Il saio e la spada. Ordini cavallereschi e ospitalieri medievali (2013).

Dati bibliografici e caratteristiche tecniche: Orazio Ferrara, Navi, uomini e deità nel Mediterraneo antico, Capone Editore, Lecce, 2014 - ISBN: 978-88-8349-185-6
Pagine 128, illustrato, f.to 17x24cm, € 12,00





lunedì 27 gennaio 2014

IL MORSO DEL RAGNO / / / Recensione a firma di Valeria Mingolla apparsa su "Nuovo Quotidiano di Puglia" di venerdì 24 gennaio 2014

IL "MORSO DEL RAGNO" DI MAURIZIO NOCERA_______________________________
Miti e luoghi, viaggio tra i segreti del tarantismo
di Valeria MINGOLLA

"Ora che il chiasso, il frastuono sembra essere finito, almeno in parte, (...) si può iniziare a fare qualche riflessione".
Rituali, possessioni, miti greci, siti archeologici, luoghi di culto, religione e concezione del mondo sono il filo conduttore della seconda edizione del "Morso del ragno", di Maurizio Nocera (Capone Editore), in cui l'autore studia con meticolosa e ampia analisi il tarantismo fin dalle sue origini.
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giovedì 9 gennaio 2014

La Puglia, l'Adriatico, i Turchi / / / Recensione a firma di Dino Levante apparsa su "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 6 gennaio 2014

Presagio di un massacro

L'invasione turca di Otranto nel libro di Nino Lavermicocca

di Dino Levante

Quando la flotta della mezzaluna pose sotto assedio Otranto «correva l'anno di nostra salute 1480». (continua a leggere cliccando sull'immagine)
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CUCINA E CANTI AL TEMPO DEI BRIGANTI / / / Recensione a firma di Paolo Rausa apparsa su italiaexpress.wordpress.com il 5 gennaio 2014


Cucina e canti al tempo dei briganti di Giorgio Cretì


Cucina e canti al tempo dei brigantidi Paolo Rausa
Il generale José Borgesdon Ciro Annicchiarico di Grottaglie e il lucano Carmine Crocco di Rionero in Vulture, fra gli altri, sono chiamati da Giorgio Cretì a illustrare la loro ‘lunga marcia, per i sentieri impervi della storia, grondanti sangue versato e illegalità,  ruberie, espropri, con uno spirito ribelle contro l’ordine costituito dai piemontesi, nella libertà, nell’illusione di ricostituire il regno dei Borboni. Una illusione, per la verità, foraggiata dai nobili spodestati, retrivi,  che mal digerivano questa incursione straniera nei loro possedimenti. Giorgio Cretì in questo lungo e appassionato racconto nella ‘Cucina e canti al tempo dei briganti’  segue le loro vicende umane dal punto di vista del cibo e delle melodie tristi e amorose che accompagnavano i bivacchi o le soste negli anfratti del territorio, in cui cercavano di issare i loro vessilli. Giorgio si è chiesto: ‘Che cosa mangiavano questi briganti e in quali dolci canzoni annegavano la tristezza della loro vita, la nostalgia di un amore?’ L’autore, come ha già dato prova nei precedenti numerosi saggi e ricettari e nei romanzi, non indulge a sentimentalismi o a simpatie di sorta. E’ sempre attento alla vicenda umana, alla cultura che traspare, attraverso il cibo, di una società semplice che fa dei prodotti che offre la natura un’arte, che va oltre la mera sussistenza. I cibi conservati innanzitutto, le cunserve, di bottarga, i formaggi (il cacioricotta), i salumi (la nduja), la ricotta ‘scante, le verdure sott’olio e sott’aceto, i fichi essiccati che tante generazioni di contadini e di poveri hanno nutrito, le carrube sottratte ai cavalli da pance fameliche degli umani, le patate lessate, in camicia, allu tianu, le spezie e prima fra queste il peperoncino, ‘il pepe del poveri’ come dice l’autore, la cunserva piccante, che arricchisce il desco popolare del suo sapore e dei suoi uschi, i gemiti per quanto brucia il palato e poi dopo, i legumi (lupini, fave, ceci e piselli, la cicerchia), i maccheroni, i funghi sulle montagne calabresi dell’Aspromonte soprattutto, il rancio somministrato nei luoghi più reconditi, utilizzando gli animali razziati dalle greggi o dalle masserie dei benestanti, facendo attenzione a non farsi scoprire dalla soldataglia che guardava in cielo per scoprire le volute del fumo e seguire l’odore di arrosto, la selvaggina e le erbe agresti, le erbe e malerbela papa(ve)rina innanzitutto, stufata con peperoncino piccante e olive nere. Tra un boccale di vino e l’altro, quando ormai la pancia era piena, allora solo allora tornava la nostalgia della casa, della famiglia e di un amore a cui si era scelto di sacrificare tutto, persino la vita. I canti, i cori, le filastrocche cantate, intonate o meno, ripercorrevano le storie fantastiche delle loro vite, chiudendo una giornata che tra mille rischi e pericoli li vedeva per loro fortuna ancora vivi. ‘Cucina e canti al tempo dei briganti’ di Giorgio Cretì, Capone Editore, Lecce, 2011, pp. 134, € 12,00.
Poggiardo, 5/1/2014