lunedì 27 giugno 2011

Rossella Barletta, La cartapesta nel Salento. La storia, le tecniche, i protagonisti, Capone Editore 2011

Rossella Barletta, La cartapesta nel Salento.
La storia, le tecniche, i protagonisti,
Capone Editore 2011
Pagine 80, interamente a colori, € 10,00
ISBN: 978-88-8349-151-1



Tra le elaborazioni manuali che, dopo una serie di applicazioni variamente combinate quali l’incollare, il dipingere, il decorare, permettono alla carta di raggiungere effetti di raffinata plasticità tanto da eguagliare e confondersi con la scultura, si annovera la cartapesta. È ormai tanto associata a Lecce che ad essa si riconosce il prestigioso ruolo di “capitale” di un ideale regno della cartapesta che condivide insieme al suo particolare barocco.
Il termine cartapesta, a chi lo ascolta o lo legge per la prima volta, risulta alquanto astratto e non lascia immaginare i virtuosismi plastici e figurativi che si possono ottenere col suo impiego.
Soltanto quando si vedono i risultati e si conoscono le tecniche di lavorazione, che a descriverle appaiono di una semplicità disarmante, arricchendole magari con qualche accattivante segreto, allora gli occhi o i lettori in questo caso, si lasciano catturare dalla curiosità e si sentono avvolti da un’atmosfera di fiabesco incantamento. Lo stesso che da secoli aleggia in un angolo di un tipico laboratorio artigianale, tra le forme androgine impagliate che si accatastano in attesa di prendere corpo e di animarsi come per magia o, meglio, grazie ad una energia profusa da un immaginario soffio vitale del suo modellatore.
Oggi come ieri l’impatto emotivo rimane immutato e sarà sempre così per la capacità della cartapesta di sfidare il tempo.
Questo lavoro è un ulteriore contributo per valorizzare la creatività dei cartapestai leccesi e salentini.

mercoledì 15 giugno 2011

Gaetano Marabello, "Briganti e pellirosse", con introduzione di Valentino Romano, Capone Editore 2011


IL LIBRO
Nei saggi, che trattano le vicende legate al Regno delle Due Sicilie e al Brigantaggio, capita di trovare talvolta un cenno allo sterminio degli Indiani d’America. Accostamento quasi scontato, giacché ad evocarlo sta la parabola stessa di briganti e pellirosse, impegnati in una lotta senza quartiere e senza speranza contro un invasore che aveva identiche radici ideologiche. I pellirosse sono stati sempre dipinti nel peggiore dei modi dal western hollywoodiano classico. La loro storia, invece, lascia spazio a scoperte insospettate. Chi penserebbe mai che guerrieri così indomiti nutrissero per la suocera tanto rispetto da correre a nascondersi per non incrociarne il cammino? O che si gettassero gioiosamente a terra ogni volta che tornavano nel punto esatto in cui erano venuti alla luce? O che amassero la famiglia al punto da preferirla ad ogni altra ricchezza (conta non ciò che hai, ma chi hai)? Ombre, dunque, fatte annegare volutamente nell’oblio oppure dipinte unicamente a tinte fosche. Ed ecco perché il destino dei Nativi americani va a incrociarsi con quello di altri vinti della storia, i briganti. Cimentandosi nell’approfondimento del tema solo sfiorato da altri autori, Gaetano Marabello spiega come siano andate le cose nelle terre dell’ex Regno napoletano e nell’Apacheria. In questa ricerca di punti di contatto, traspare senza infingimenti la simpatia verso chiunque combatte per la sua terra, la sua famiglia, la sua religione, la sua cultura. Come, appunto, briganti e pellirosse.

L’AUTORE
Gaetano Marabello, nato a Messina nel 1944, vive a Bari; laureato in giurisprudenza, giornalista e dirigente dello Stato in pensione. Collabora con articoli storici o umoristici al quindicinale barese Meridiano Sud. Scrive su riviste controcorrente come L’Alfiere (Napoli), Due Sicilie (Vicenza), La fiaccola (Bari), Brigantaggio (Villa Castelli) e Il Carlino: non siamo il resto di nessuno (Monopoli).


LA COLLANA
Carte scoperte, storie e controstorie ripropone testi storici e opere di narrativa; ospita saggi canonici e in controtendenza; accoglie approfondimenti, sfumature e ipotesi alternative; dà voce ad episodi e personaggi locali, nella convinzione che la Storia “maggiore” altro non sia se non l’insieme e il prodotto di tante storie “minori”.