martedì 22 novembre 2011

Sabato 26 novembre a Villa Castelli di Brindisi, sarà presentato "Briganti e pellirosse" di Gaetano Marabello


Sabato 26 novembre a Villa Castelli di Brindisi,
sarà presentato Briganti e pellirosse di Gaetano Marabello


Sarà presentato sabato 26 novembre alle ore 18,00, a Villa Castelli (Brindisi) presso la Sala Consiliare, in Piazza Municipio, il volume di Gaetano Marabello
Briganti e pellirosse, recentemente pubblicato dalla Capone Editore.

La presentazione, organizzata dall’associazione “Settimana dei Briganti – l'altra storia” di Villa Castelli, si inserisce nell’ambito delle manifestazioni I sabati briganteschi.
Introduce la serata, coordinata da Rocco Biondi, Vito Nigro. Dopo il saluto dell’editore Lorenzo Capone e la presentazione di Valentino Romano, direttore della collana “Carte scoperte - Storie e controstorie”, si svolgerà l’incontro con Gaetano Marabello, autore di Briganti e pellirosse.
Concluderà Agostino Abbaticchio, illustrando le finalità del marchio “Nato brigante”.
Ulteriori informazioni sul sito www.settimanadeibriganti.it

Il libro
Nei saggi, che trattano le vicende legate al Regno delle Due Sicilie e al brigantaggio, capita di trovare spesso riferimenti allo sterminio degli Indiani d’America. Accostamento quasi scontato, giacché ad evocarlo sta la parabola stessa di briganti e pellirosse, impegnati in una lotta senza quartiere e senza speranza contro un invasore che aveva identiche radici ideologiche. I pellirosse sono stati sempre dipinti nel peggiore dei modi dal western hollywoodiano classico. La loro storia, invece, lascia spazio a scoperte insospettate.
Chi penserebbe mai che guerrieri così indomiti nutrissero per la suocera tanto rispetto da correre a nascondersi per non incrociarne il cammino? O che si gettassero gioiosamente a terra ogni volta che tornavano nel punto esatto in cui erano venuti alla luce? O che amassero la famiglia al punto da preferirla ad ogni altra ricchezza (conta non ciò che hai, ma chi hai)? E questo per non dire del coraggio dimostrato contro chi voleva sottometterli ad ogni costo per un puro calcolo di potere. Comportamenti fatti annegare volutamente nell’oblio oppure dipinti unicamente a tinte fosche. Ed ecco allora che il destino dei nativi americani va a incrociarsi con quello di altri vinti della storia, i briganti.
Cimentandosi nell’approfondimento del tema solo sfiorato da altri autori, Gaetano Marabello spiega come siano andate le cose nelle terre dell’ex Regno napoletano e nell’Apacheria. In questa ricerca di punti di contatto, traspare senza infingimenti la simpatia verso chiunque combatte per la sua terra, la sua famiglia, la sua religione, la sua cultura. Come, appunto, briganti e pellirosse.

giovedì 10 novembre 2011

Il 19 novembre a Cagliari, sarà presentato Antichi popoli del Mediterraneo di Pierluigi Montalbano


Il 19 novembre a Cagliari, sarà presentato
Antichi popoli del Mediterraneo
di Pierluigi Montalbano

__________


Sarà presentato presso il Chiostro di San Francesco in Corso Vittorio Emanuele a Cagliari, sabato 19 novembre prossimo alle ore 18,00, il volume di Pierluigi Montalbano, Antichi popoli del Mediterraneo. Pelasgi, Minoici, Haou Nebout, Micenei, Kepthiou, Egizi, Hyksos, Filistei, Sherden, recentemente pubblicato dalla Capone Editore di Lecce.
Introdurrà la serata l’ingegnere Edoardo di Siena, saranno presenti l’autore e l’editore.

Il libro
All’indomani dello scioglimento dei ghiacci dopo l’ultima glaciazione, intorno ai 15 - 10mila anni addietro, lungo il bacino del Mediterraneo crebbero le prime civiltà delle quali, mancando documenti scritti, abbiamo a disposizione quanto ci è rimasto di monumentale e quanto è emerso dalla ricerca archeologica.
In 160 pagine l’autore, sardo di Cagliari, studioso di preistoria e protostoria, ci dà un quadro puntuale dei primi passi che fanno gli uomini del neolitico che da cacciatori diventano agricoltori, stanziandosi così lungo i corsi d’acqua delle aree temperate adatte alla produzione agricola; dei contatti che riuscivano a stabilire attraverso il mare; degli strumenti che utilizzavano per sopravvivere, dell’uso della selce e dell’ossidiana, della necessità di creare luoghi di culto dove pregare e ringraziare la “Dea madre” che modellavano grassa e molto pingue.
Dopo millenni, con la scoperta del rame prima, del bronzo e del ferro successivamente, l’uomo fa passi da gigante: dalla capanna passa alla costruzione delle prime realtà urbane, e intanto scopre la scrittura come strumento di memoria prima, di comunicazione dopo. In questo eccellono i Fenici, gli Egiziani, i Cretesi e i Micenei. Siamo però già in perioo storico. Le grandi civiltà sono, ormai, una grande realtà.

lunedì 7 novembre 2011

Pasquale Ardito, Il brigante gentiluomo. Nicola Morra, il Robin Hood del Sud, a cura di Antonella Musitano, prefazione di Valentino Romano, Capone Editore, Lecce 2011


Pasquale Ardito, Il brigante gentiluomo. Nicola Morra, il Robin Hood del Sud,
a cura di Antonella Musitano, prefazione di Valentino Romano, Capone Editore, Lecce 2011
Pagine 144 - € 12,00 - ISBN:978-88-8349-155-9

IL LIBRO
Nel 1896 Pasquale Ardito pubblicava Le avventure di Nicola Morra – ex bandito di Cerignola.
Il ritratto che ne viene fuori è una sorta di biografia romanzata in cui convivono due anime:  quella del Morra bandito e quella del Morra gentiluomo.
Ed in effetti Nicola Morra, che nel 1896 era ancora vivo, è stato tutto questo: il trasgressore ribelle che combatte un sistema che giudica iniquo ed oppressivo, ma anche il benefattore degli umili, degli oppressi, dei poveri e diseredati; fuorilegge e mito nello stesso tempo.
Sullo sfondo, il Sud in un periodo difficile e tormentato della sua storia, nel passaggio dal Regno delle Due Sicilie alla difficile Unità.
Ripubblicare oggi la storia di Nicola Morra, è un’occasione per “rileggere” e valutare, con animo pacato e sereno, ad oltre un secolo di distanza, aspetti importanti della nostra storia passata… ma anche presente; ed è anche occasione per constatare - ancora una volta - come le passioni e i sentimenti non hanno un’età o un periodo di riferimento, ma appartengono all’uomo in quanto tale. 
 
LA CURATRICE
Antonella Musitano, calabrese d’origine e pugliese d’adozione, è docente di materie letterarie a Santo Spirito (Ba). Impegnata nello studio della storia del Sud con particolare riferimento al periodo pre e postunitario, ha pubblicato studi e ricerche d’archivio su aspetti particolari e originali del territorio in cui vive. Recentemente ha dato alle stampe - con Adele Pulice - Il Sud prima dell’Unità d’Italia tra storia e microstoria – 1848: Massoni e Carbonari a Santo Spirito.

LA COLLANA
Carte scoperte, storie e controstorie ripropone testi storici e opere di narrativa; ospita saggi canonici e in controtendenza; accoglie approfondimenti, sfumature e ipotesi alternative; dà voce ad episodi e personaggi locali, nella convinzione che la Storia “maggiore” altro non sia se non l’insieme e il prodotto di tante storie “minori”.

giovedì 3 novembre 2011

Il 4 novembre a Bari, sarà presentato da Clara Gelao “I luoghi dell’archeologia” di Lorenzo Capone


Sarà presentato a Bari, venerdì 4 novembre, nel quadro della VIII Rassegna “Building Apulia: costruendo l’identità pugliese”, organizzata dal Servizio Biblioteca e Comunicazione istituzionale del Consiglio Regionale della Puglia, il volume “I luoghi dell’archeologia” di Lorenzo Capone, edito dalla omonima casa editrice leccese. A presentare il volume sarà Clara Gelao, storica dell’arte, direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari.
Il volume racconta, con agili schede e significative fotografie, di alcuni siti archeologici magnogreci e romani presenti nell’Italia meridionale continentale.
Si tratta di luoghi che, nonostante siano ancora oggetto di studio, sono da molto tempo meta di milioni di visitatori che amano sapere del grado di civiltà raggiunto da quei popoli che duemila anni addietro, e anche prima, abitarono il Sud.
La Puglia, la regione che le antiche popolazioni illiriche e greche incontravano per prima nei loro spostamenti verso Occidente, occupa, ma non a caso, la parte introduttiva del volume. E si parla, perciò, di Roca, che sta riservando notevoli sorprese alla ricerca archeologica; della messapica Manduria, sotto le cui mura fu uccisoArchidamo, re di Sparta, venuto in aiuto di Taranto; di Egnazia e di Brindisi, i porti dai quali partivano le legioni romane alla conquista dell’Oriente; di Canosa, la città peuceta che con il ricco materiale fittile e con gli ori e le ambre venuti alla luce dalle tombe ipogeiche ci dicono della ricchezza del luogo, crocevia di strade che collegavano l’Adriatico con il Tirreno, Otranto con Roma.

Lecce 1 novembre 2011

martedì 18 ottobre 2011

Pierluigi Montalbano, "Antichi popoli del Mediterraneo. Pelasgi, Minoici, Haou Nebout, Micenei, Kepthiou, Egizi, Hyksos, Filistei, Sherden", Capone Editore 2011





Pierluigi Montalbano, Antichi popoli del Mediterraneo. Pelasgi, Minoici, Haou Nebout, Micenei, Kepthiou, Egizi, Hyksos, Filistei, Sherden, Capone Editore 2011





Pagine 160 € 12,00
ISBN:978-88-8349-157-3




Il Libro


Il mare, fin dall’alba dei tempi, rappresenta una risorsa vitale per l’umanità. Le più floride civiltà si svilupparono in prossimità delle coste, laddove le risorse ittiche ampliavano la scelta dei prodotti commestibili e le foci dei grandi fiumi regalavano acqua dolce, terreni fertili e possibilità di trasporto su zattere.
Malta, Dea Madre


Circa 15.000 anni fa lo scioglimento dei ghiacci provocò l’innalzamento del livello del mare di 150 metri, costringendo l’uomo ad abbandonare le zone precedentemente occupate e sfruttate; uomo che, allo stesso tempo, affrontava la necessità di un rinnovamento delle tecniche di caccia, dovendo adattarsi all’estinzione dei grandi animali conseguente ad un profondo cambiamento climatico. Sfruttando le conoscenze nautiche, acquisite in millenni di navigazione sottocosta, i più audaci si spinsero verso luoghi con clima mite, approdando in quei territori dove l’agricoltura poteva diffondersi.
In mancanza di testi scritti, le testimonianze archeologiche portate alla luce lasciano molti dubbi sull’origine dell’uomo neolitico. Conosciamo il suo “stile di vita” ma non riusciamo a capire a fondo i meccanismi che hanno comportato il più grande salto evolutivo della storia dell’uomo. Uno degli indizi più efficaci per capire l’evoluzione degli antichi popoli del Mediterraneo è costituito dalle rotte navali dell’ossidiana, percorse almeno dal 10.000 a.C. 


La capacità di addomesticare piante e animali, il culto dei defunti, le tracce architettoniche e la religiosità basata sulla Dea Madre arricchiscono il quadro d’indagine di questo lavoro.

Micene, la Porta dei Leoni


Curiosamente, la civiltà più evoluta della storia marinara, la minoica, non aveva necessità di costruire fortezze difensive per proteggere i porti: i minoici dominavano il mare e nessuno osava aggredirli. Solo una catastrofe naturale, l’eruzione del vulcano Santorini, che colpì il centro nevralgico del loro impero, oscurò quella stella.

Abbasanta, nuraghe Losa
Il libro si chiude con un approfondimento su una delle più antiche e misteriose civiltà occidentali, quella nuragica. Porti e approdi della Sardegna, sono descritti minuziosamente, così da proporre al lettore un esempio di civiltà costiera dell’epoca, capace di edificare oltre 8000 torri per il controllo del territorio e per altre funzioni.


L’Autore


Pierluigi Montalbano è nato e vive a Cagliari. Studioso di preistoria e protostoria, insegna storia antica in alcuni istituti sardi.
New Grange, ingresso
È stato relatore in ambito storico-archeologico in numerosi convegni in Italia e all’estero ed è coordinatore di importanti rassegne espositive sul Mediterraneo arcaico. Collabora con una equipe internazionale su temi riguardanti la navigazione antica, i relitti sommersi del Bronzo e del Ferro e i commerci fra oriente e occidente mediterraneo.
È uno dei maggiori specialisti della metallurgia del rame e del bronzo, dalla produzione ai processi di lavorazione per ottenere i prodotti finiti.
Dirige il quotidiano on-line di storia e archeologia, organizza conferenze sulla storia della Sardegna e progetta laboratori didattici dedicati all’archeologia.
Curatore della rassegna culturale “Viaggio nella Storia”, realizzata in collaborazione con i docenti della Università di Cagliari, è autore di oltre novanta articoli a carattere scientifico e dei volumi Le navicelle bronzee nuragiche (2007); Dal Neolitico alla civiltà nuragica (2008); Sherden, Signori del mare e del metallo (2009).

lunedì 3 ottobre 2011


Carmine Crocco - Basilide Del Zio, Il brigante che si fece generale. Auto e controbiografia di Carmine Crocco, a cura di Valentino Romano, Capone Editore 2011 
Pagine 176,  € 13,00 - ISBN: 978-88-8349-153-5


IL LIBRO
Difesa e accusa nel processo in punta di penna a Carmine Crocco Donatelli, personaggio tra i più rappresentativi e controversi della rivolta contadina che infiammò il Sud all’indomani dell’Unità d’Italia.
Nel 1903 il capitano medico Eugenio Massa dava alle stampe, per la tipografia G. Grieco di Melfi, la biografia del brigante. Nello stesso anno e  – forse non causalmente – per gli stessi tipi, Basilide Del Zio, pubblicava una controbiografia nella quale si sforzava di contestare le affermazioni del brigante.
La strana coincidenza accresce i dubbi di chi sostiene che la biografia di Crocco abbia subìto non solo il filtro linguistico del Massa ma anche quello storiografico di chi era interessato a mantenere tutta una serie di zone d’ombra, non solo intorno alla vita ed alle azioni del protagonista ma soprattutto sui meccanismi reali e sugli interessi sottostanti che furono tra le cause profonde dello scatenarsi dell’insorgenza e della rivolta prima e del brigantaggio poi.

IL CURATORE
Valentino Romano da anni è impegnato nello studio del ribellismo contadino e della storia del Sud. Ha pubblicato, tra l’altro: Carmine Crocco. La mia vita da brigante, (Bari, 1998); Historia de mujeres diferentes: las bandoleras del sur de Italia en el siglo XIX  (Moguer-Siviglia, 2001); Don Josè Borges, generale catalano e guerrigliero borbonico, (Bari 2003); Brigantesse. Donne guerrigliere contro la conquista piemontese (1860 – 1870), (Napoli, 2007); Raffaele Nigro: Fuochi a colori e lune in bianco e nero, con Ettore Catalano, (Bari, 2008); Sì, fummo calpestati, noi ci vendicammo. Storia del brigantaggio postunitario (1860-1870), con Paolo Zanetov, a cura del Centro Studi sul Brigantaggio, Roma, 2009.
Per la Capone Editore ha curato I briganti La Gala di Antonio Vismara (2008), e, nella presente collana della quale è direttore, Cento anni di brigantaggio nelle province napoletane di Alessandro Dumas (2009). Nel 2010 ha pubblicato Nacquero contadini, morirono briganti.

LA COLLANA
Carte scoperte, storie e controstorie ripropone testi storici e opere di narrativa; ospita saggi canonici e in controtendenza; accoglie approfondimenti, sfumature e ipotesi alternative; dà voce ad episodi e personaggi locali, nella convinzione che la Storia “maggiore” altro non sia se non l’insieme e il prodotto di tante storie “minori”.

Disponibilità: novembre 2011

venerdì 22 luglio 2011

Giuseppe De Dominicis/Capitano Black, "Pietru Lau, Farfarina e Piripiernu. Raccolta antologica di brani più o meno conosciuti", a c. di Federico Capone, Capone Editore 2011




Giuseppe De Dominicis / Capitano Black, Pietru Lau, Farfarina e Piripiernu. Raccolta antologica di brani più o meno conosciuti, a c. di Federico Capone, Capone Editore 2011

Pagine 144,  € 10,00
ISBN: 978-88-8349-152-8

Pietru Lau, Farfarina e Piripiernu è una raccolta antologica di brani più o meno noti, ma tutti di difficile reperibilità, di Giuseppe De Dominicis (1869 – 1905), conosciuto anche come Capitano Black, considerato uno dei più autorevoli poeti dialettali non solo di Terra d’Otranto.
Quello che vien fuori, nel complesso, è un aspetto poco noto della poetica dedominicisiana, relativo alla critica, alla denuncia e alla protesta sociale; in maniera irriverente e caustica, il Capitano Black caratterizza negativamente il ricco e il potente (o presunto tale), e li sbeffeggia in maniera esplicita, facendo sì che, attraverso i suoi versi, la gente comune trovi una gradevole forma di riscatto.
Quello che il De Dominicis ha lasciato al Salento, oltre alla testimonianza del dialetto che si parlava all’epoca, è la dimostrazione palese di come l’arte, se foriera di messaggi sociali e non assoggettata al potente di turno, rimane viva e attuale nel tempo.
A conclusione, uno dei suoi scritti meno noti: Lu nfiernu, nell’edizione del 1893, che, all’epoca, riscosse un notevole successo.

Prima pagina
di "Il Tempo politico, letterario, amministrativo"
del 22/XI/1893 
Antologia in due parti
L'antologia è suddivisa in due parti, la prima è composta da poesie tratte dalla raccolta pubblicata nel 1926. La selezione, in questo caso, non è stata facile, alla luce del fatto che il materiale pervenutoci non è poco e, in maniera forse un po’ azzardata, mi sono affidato al mio personale gusto che, spero, coincida anche con quello del lettore.
Nella seconda parte si troveranno invece scritti poco noti: poesie,  un poemetto, stornelli e versi per esser cantati; nessuno di questi è compreso nell’ opera omnia del 1926 né, a quanto ne sappia, in edizioni successive.
La maggior parte di questi scritti sono ripresi da un saggio di Rino Buja apparso nel  1979 su “Rassegna salentina”; il racconto Lu ellanu e San Pietru è tratto da “Il Tempo politico, letterario, amministrativo” (Lecce, 22/XI/1893, a. I, n.47) così come dello stesso anno è Lu nfiernu.
Il poemetto a Sigismondo Castromediano scritto, come nota il Buja, “in segno di omaggio o, plausibilmente, per debito di dovere”, risale, con ogni probabilità, al 1895.
I restanti trattano temi costantemente presenti nel De Dominicis. Interessanti gli stornelli, stilati in metrica classica (quinario - endecasillabo - endecasillabo) e la canzone Ppoggiala!.



Federico Capone, classe 1974, si occupa prevalentemente di free, hip hop e storia della canzone dialettale d’autore.
Per quanto riguarda musica e tradizioni di Terra d’Otranto ha pubblicato In Salento. Usi, costumi, superstizioni (Capone Editore, 2003), Lecce che suona. Appunti di musica salentina (Capone Editore, 2004), Hip hop reggae dance elettronica (Stampa Alternativa, 2004) e curato Cesare Monte e i Canti del Salento (Kurumuny, 2009).
Suoi anche musica/musicologia-musicologia/musica (Stile manifesto #1, 2008) e Sata Terra. Una breve storia della canzone dialettale leccese da Tito Schipa ai tarantismi premeditati (2011 - consultabile su Internet).


martedì 12 luglio 2011

La Capone Editore premiata a Castellabate


Capone Editore
Via prov.le Lecce-Cavallino Km 1,250 - 73100 Lecce
Telefono e fax:0832611877 - Mobile:3939166103



Il sindaco di Castellabate, Costabile Spinelli,
premia l'editore Lorenzo Capone
Nel corso della cerimonia inaugurale della XXIma edizione di “Libri Meridionali - Vetrina dell’editoria del Sud”, svoltasi nella stupenda cornice di Villa Matarazzo sabato scorso a Santa Maria di Castellabate in provincia di Salerno, è stata premiata, unica tra le case editrice del Mezzogiorno, la Capone Editore “per l’incessante attività tesa alla promozione della storia civile, economica e religiosa dell’intero mezzogiorno, attraverso la pubblicazione di accurate monografie, raffinati volumi di cartografia storica e immediate guide turistiche”.
A ritirare il premio c’era, ovviamente, Lorenzo Capone, fondatore e amministratore della casa editrice, che, ringraziando gli organizzatori del premio per l’attenzione riservata, ha sottolineato le obiettive difficoltà nelle quali ci si trova dovendo produrre libri e riviste in un mercato notoriamente “povero”. Di qui la necessità di inventarsi iniziative e spazi nei quali, dovendo quanto meno pareggiare i conti, operare con risultati positivi. “Fortunatamente, da tempo, - ha tenuto a precisare Lorenzo Capone - avendo abbondantemente superato i limiti della produzione provinciale e regionale, siamo capillarmente presenti, attraverso una intensa produzione legata alla storia civile e religiosa dell’intero  Mezzogiorno, in tutti gli angoli del centro sud del nostro paese. Questo, se da una parte ci impegna molto sul piano dell’investimento, dall’altra, per i risultati di vendita ottenuti, ci dà tranquillità sul piano aziendale. Pubblichiamo mediamente un volume al mese, senza contare le ristampe che interessano soprattutto la produzione turistica, settore nel quale siamo presenti da anni e sul quale puntiamo per diventare leader a livello centro-meridionale”.
Un momento della manifestazione
Nel corso della serata sono stati premiati i giornalisti  e scrittori Geo Nocchetti e Luciano Pignataro, rispettivamente del TG3 Campania e di “Il Mattino” di Napoli, e Ruggiero Cappuccio, regista, drammaturgo e narratore, autore l’anno scorso di “Fuoco su Napoli” pubblicato da Feltrinelli.
“Libri Meridionali - Vetrina dell’editoria del Sud” è la più importante rassegna estiva di tutto il Mezzogiorno. Ideata da Gennaro Malzone, un raffinato intellettuale cilentano appassionato di libri, la XXI edizione, patrocinata e sostenuta dal comune di Castellabate e dal Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, anche quest’anno presenta le numerose e più recenti novità editoriali delle più prestigiose case editrici del Sud. Un appuntamento annuale, ormai, al quale partecipano anche i numerosissimi turisti di ogni parte d’Italia presenti sulla bellissima costa del Cilento. 
Lecce 10 luglio 2011

lunedì 27 giugno 2011

Rossella Barletta, La cartapesta nel Salento. La storia, le tecniche, i protagonisti, Capone Editore 2011

Rossella Barletta, La cartapesta nel Salento.
La storia, le tecniche, i protagonisti,
Capone Editore 2011
Pagine 80, interamente a colori, € 10,00
ISBN: 978-88-8349-151-1



Tra le elaborazioni manuali che, dopo una serie di applicazioni variamente combinate quali l’incollare, il dipingere, il decorare, permettono alla carta di raggiungere effetti di raffinata plasticità tanto da eguagliare e confondersi con la scultura, si annovera la cartapesta. È ormai tanto associata a Lecce che ad essa si riconosce il prestigioso ruolo di “capitale” di un ideale regno della cartapesta che condivide insieme al suo particolare barocco.
Il termine cartapesta, a chi lo ascolta o lo legge per la prima volta, risulta alquanto astratto e non lascia immaginare i virtuosismi plastici e figurativi che si possono ottenere col suo impiego.
Soltanto quando si vedono i risultati e si conoscono le tecniche di lavorazione, che a descriverle appaiono di una semplicità disarmante, arricchendole magari con qualche accattivante segreto, allora gli occhi o i lettori in questo caso, si lasciano catturare dalla curiosità e si sentono avvolti da un’atmosfera di fiabesco incantamento. Lo stesso che da secoli aleggia in un angolo di un tipico laboratorio artigianale, tra le forme androgine impagliate che si accatastano in attesa di prendere corpo e di animarsi come per magia o, meglio, grazie ad una energia profusa da un immaginario soffio vitale del suo modellatore.
Oggi come ieri l’impatto emotivo rimane immutato e sarà sempre così per la capacità della cartapesta di sfidare il tempo.
Questo lavoro è un ulteriore contributo per valorizzare la creatività dei cartapestai leccesi e salentini.

mercoledì 15 giugno 2011

Gaetano Marabello, "Briganti e pellirosse", con introduzione di Valentino Romano, Capone Editore 2011


IL LIBRO
Nei saggi, che trattano le vicende legate al Regno delle Due Sicilie e al Brigantaggio, capita di trovare talvolta un cenno allo sterminio degli Indiani d’America. Accostamento quasi scontato, giacché ad evocarlo sta la parabola stessa di briganti e pellirosse, impegnati in una lotta senza quartiere e senza speranza contro un invasore che aveva identiche radici ideologiche. I pellirosse sono stati sempre dipinti nel peggiore dei modi dal western hollywoodiano classico. La loro storia, invece, lascia spazio a scoperte insospettate. Chi penserebbe mai che guerrieri così indomiti nutrissero per la suocera tanto rispetto da correre a nascondersi per non incrociarne il cammino? O che si gettassero gioiosamente a terra ogni volta che tornavano nel punto esatto in cui erano venuti alla luce? O che amassero la famiglia al punto da preferirla ad ogni altra ricchezza (conta non ciò che hai, ma chi hai)? Ombre, dunque, fatte annegare volutamente nell’oblio oppure dipinte unicamente a tinte fosche. Ed ecco perché il destino dei Nativi americani va a incrociarsi con quello di altri vinti della storia, i briganti. Cimentandosi nell’approfondimento del tema solo sfiorato da altri autori, Gaetano Marabello spiega come siano andate le cose nelle terre dell’ex Regno napoletano e nell’Apacheria. In questa ricerca di punti di contatto, traspare senza infingimenti la simpatia verso chiunque combatte per la sua terra, la sua famiglia, la sua religione, la sua cultura. Come, appunto, briganti e pellirosse.

L’AUTORE
Gaetano Marabello, nato a Messina nel 1944, vive a Bari; laureato in giurisprudenza, giornalista e dirigente dello Stato in pensione. Collabora con articoli storici o umoristici al quindicinale barese Meridiano Sud. Scrive su riviste controcorrente come L’Alfiere (Napoli), Due Sicilie (Vicenza), La fiaccola (Bari), Brigantaggio (Villa Castelli) e Il Carlino: non siamo il resto di nessuno (Monopoli).


LA COLLANA
Carte scoperte, storie e controstorie ripropone testi storici e opere di narrativa; ospita saggi canonici e in controtendenza; accoglie approfondimenti, sfumature e ipotesi alternative; dà voce ad episodi e personaggi locali, nella convinzione che la Storia “maggiore” altro non sia se non l’insieme e il prodotto di tante storie “minori”.

martedì 17 maggio 2011

Rosario Vieni, "Atlantide e le Colonne d'Ercole"

Il libro: Quello di “Atlantide e le Colonne d’Ercole” è un agile testo che vuole dire una parola quasi definitiva sul problema del “continente scomparso”, da sempre al centro di discussioni e dibattiti tra i tanti che, negli ultimi secoli, interpretando i testi di Platone, hanno collocato Atlantide nei luoghi più diversi del globo terrestre.
Il volume di Rosario Vieni, micenologo “eretico” per i suoi studi sulla “lineare B”, molto noto negli ambienti culturali greci ma poco fortunato in Italia, si muove, fondamentalmente, su tre direttrici: il rapporto che Platone ebbe con i circoli conservatori della sua città d’origine e con quello pitagorico magnogreco; l’osservazione accurata dei fenomeni geologici relativi all’area mesopelagica mediterranea e più esattamente di quella tra la Sicilia occidentale e la costa tunisina; l’analisi linguistica puntuale e nuova dei testi del Filosofo e di altri autori antichi.
Da tutto questo, senza fumosità e senza tutte le fantasticherie cui sono avvezzi gli “atlantologi” di mestiere, ne viene fuori un’indagine assai credibile sulle cause e sulla genesi della nascita del mito di Atlantide, nonché la giusta collocazione delle Colonne d’Ercole e del probabile o possibile sito di tale antichissima civiltà.

L’Autore: Rosario Vieni (Messina, 1942).  E’ stato pubblicato dall’Università di Atene, Patrasso, Salonicco, Toronto.
Relatore in molti Congressi Internazionali, è stato citato, per i suoi studi sulla Lineare B, dal glottologo Harald Haarmann e dall’epigrafista Franco Ghinatti.
Valerio Massimo Manfredi ha scritto di lui: “…filologo di grande dottrina e rigore scientifico…”.
Vive attualmente a Pistoia.


Rosario Vieni, Atlantide e le colonne d’Ercole. Un dibattito sempre aperto, Capone Editore, Lecce 2011. Pagine 136 circa - € 12,00 - ISBN; 978-88-8349-147-4 - info: 0832611877 - info@caponeditore.it - www.caponeditore.blogspot.com

lunedì 28 febbraio 2011

L’armata del Sud, (tipi militari dei differenti corpi che compongono il Reale Esercito e l’Armata di Mare del Regno delle Due Sicilie), a cura di Gianni Custodero e Agostino Pedone

L’armata del Sud, (tipi militari dei differenti corpi che compongono il Reale Esercito e l’Armata di Mare del Regno delle Due Sicilie), a cura di Gianni Custodero e Agostino Pedone



pagine 120, formato 21x21 cm,
interamente a colori, Euro 15,00








Di origini spagnole, la sua famiglia arrivò a Napoli con Carlo di Borbone intorno agli anni trenta del 1700, Antonio Zezon (1803-1881) fu attivo come disegnatore, litografo ed editore e tra le tante opere pubblicò, grazie a disegnatori ed illustratori di gran talento, questo monumentale album Tipi militari dei differenti corpi che compongono il Reale Esercito e l’Armata di Mare del Regno delle Due Sicilie, una sorta di glorificazione dell’esercito borbonico che è testo fondamentale per la storia dell’uniformologia.
Utilizzando tecniche incisorie che, negli anni ‘50-’60 dell’Ottocento, erano all’avanguardia, l’album uscì a dispense, senza periodicità fissa, senza un piano dell’opera, ristampando e rifacendo molto spesso i soggetti, senza tenere presenti le variazioni che avvenivano nell’ordinamento dell’esercito e senza una  logica legata a precedenze dei diversi corpi: ragioni commerciali, dato il successo di vendita, spingevano, evidentemente, in questa direzione.
All’album dello Zezon, come può quindi notarsi sfogliando le tavole, collaborarono mani diverse, da Gaetano Dura, personaggio eclettico ed eccentrico molto attivo a Napoli sin dal 1827-1828, al quale appartengono, non firmate, il frontespizio e la tavola dei Marescialli di Campo, a  Gennaro Ruo (1812-1884), a Luigi De Luise, al siciliano Agostino di Lorenzo, che fu molto attivo a Napoli tra gli anni ‘40-’60 dell’Ottocento e che subentrò ai disegnatori precedenti completando l’opera.

venerdì 25 febbraio 2011

Giorgio Cretì, "Cucina e canti al tempo dei briganti"

Giorgio Cretì, Cucina e canti al tempo
dei briganti, Capone Editore, Lecce 2011.




Collana: Carte scoperte, storie e controstorie (5), diretta da Valentino Romano

Pagine 144 - € 12,00 - ISBN: 978-88-8349-148-1 





Il libro: I briganti, quando erano braccati, non avevano tempo, ovviamente, per preparare ranci complessi, si accontentavano di mangiare pane e formaggio e uova sode, prodotti facilmente reperibili nelle campagne meridionali e che, spesso, si facevano portare nei loro nascondigli da parenti e fiancheggiatori, i famosi manutengoli.
Nei luoghi di difficile accesso sia alle guardie nazionali che all’esercito, i briganti utilizzavano volentieri, invece, le risorse locali per sfamarsi, e non è da escludere che consumassero animali selvatici che oggi nessuno si sognerebbe di uccidere.
Nonostante il rischio sempre incombente, vi erano, comunque, anche se raramente, grandi  refezioni collettive con tanto di brigate di cucina e scalchi improvvisati ed efficcienti. Lo racconta nei dettagli, nelle sue memorie, il più noto dei briganti, il lucano Carmine Crocco.
“Per rancio la banda è ripartita in gruppi ognuno dei quali è presieduto da un caporanciere; sul pendio meno ripido della posizione in luogo possibilmente coperto, perché il fumo non ci tradisca, si accendono i fuochi; poco lontano i cucinieri sono intenti a scannare capretti, scuoiare maiali, spennare polli e tacchini, e mentre altri tagliano legna per avere brace abbondante, la carne è pronta per essere arrostita”. E via alla baldoria al canto di “Avimmo pusato chitarre e tammuro / pecchè sta musica s'addà cagnà / simme brigante e facimme paura/ e c'a scuppetta vulimme cantà”.

L’Autore: Giorgio Cretì, nato a Ortelle (Lecce) nel 1933, è tra i grandi autori di libri sulla cucina italiana. L’anno passato, in abbinamento con “Libero”, ha pubblicato Buon appetito don Camillo!. La cucina del Mondo piccolo di Guareschi.
Autore di racconti e romanzi di successo, ha pubblicato con la Capone Editore La Cucina del Sud. Aspetti significativi della cucina popolare campana, pugliese, lucana, calabrese e siciliana (2000), Cucina del Salento (2002) e, nel 2010, La cucina mediterranea.

La Collana: Carte scoperte, storie e controstorie ripropone testi storici e opere di narrativa; ospita saggi canonici e in controtendenza; accoglie approfondimenti, sfumature e ipotesi alternative; dà voce ad episodi e personaggi locali, nella convinzione che la Storia “maggiore” altro non sia se non l’insieme e il prodotto di tante storie “minori”.

Della stessa collana: Gianni Custodero, Il mistero del brigante; Alessandro Dumas, Cento anni di brigantaggio nelle province meridionali d’Italia; Valentino Romano, Nacquero contadini, morirono briganti; Orazio Ferrara, Sud. Storie di lazzari, sanfedisti, briganti e sparatisti.



Il volume uscirà nella prima settimana di aprile 2011

martedì 22 febbraio 2011

Orazio Ferrara, La navigazione nel mondo antico (dai Cretesi agli Etruschi), Capone Editore 2011

Il libro: Una storia della navigazione nel mare degli antichi, tra misteriche deità marine, suggestive leggende e riti arcaici: tutto ciò è al centro del volume, che non manca di raccontare la evoluzione che si ebbe nell’arte marinaresca e in quella del costruir navi, arti che, di pari passo, si andarono sempre più affinandosi.
Una storia dell’avventura umana sulle sconfinate e azzurre vie del mare, dove l’uomo, tra guerre e commerci, aveva racchiuso nel più profondo del cuore il mitico sogno di Ulisse: la conquista dell’ignoto.
Dall’alba della marineria, che vede le navi di Minosse far vela verso il mitico Egitto, alla Grecia arcaica,  i cui marinai praticano la gentile e fascinosa consuetudine del rito augurale all’inizio di ogni viaggio; dagli enigmatici etruschi, straordinaria gente di mare, con il delfino beneaugurante per nume tutelare, alla piccola e coraggiosa marineria di Pantelleria, l’omerica isola di Kalipso,  che non teme di sbarrare il passo alla potenza di Roma, sono gli argomenti di un libro, riccamente illustrato, dove la passione dell’autore per il mare e il mito, catapultano il lettore in un mondo ormai molto lontano nel tempo.

L’Autore: Orazio Ferrara (1948), nato a Pantelleria (Tp), vive a Sarno in provincia di Salerno.
Già responsabile della Biblioteca Comunale della Città di Sarno, scrittore e saggista ha pubblicato numerosi libri, tra i quali Parole sudiste, d’amore e altre ancora (1978), Arcaiche radici e diafane presenze (1995), Viva ‘o Rre. Episodi dimenticati della borbonica guerra per bande (1997, vincitore 2° posto saggistica politica del Premio Internazionale Letterario Tito Casini di Firenze Ed. 1997), Il Celeste Patrono della Gente di Mare. San Francesco da Paola (1997), Solo Coraggio. Storie di italiani in guerra (2009), Sud. Storie di lazzari, sanfedisti, briganti e separatisti (2010), L’Anitra Blu. Legionari e mercenari in Africa (2011).
Collabora a diverse riviste a diffusione nazionale quali “L’Alfiere”, “Due Sicilie”,  “Storia in Rete”,  “Agorà”, “Storia del Novecento”, “Eserciti nella Storia”, “Aerei nella Storia”, “2a Guerra Mondiale / Battaglie uomini e mezzi”, “Santini & Similia”, “Cronache medievali”.


Orazio Ferrara, La navigazione nel mondo antico (dai Cretesi agli Etruschi), Capone Editore, Lecce 2011.

Pagine 136 - € 12,00 - ISBN: 978-88-8349-146-7

martedì 15 febbraio 2011

Giulio Gay, L’Italia meridionale e l’Impero bizantino. Dall'avvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni (867-1071).


Giulio Gay, L’Italia meridionale e l’Impero bizantino. Dall'avvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni (867-1071). Presentazione di Antonio Ventura, Capone Editore, Lecce 2011.


Pagine 446 - € 30,00

ISBN: 978-88-8349-140-5

Nel rinnovato interesse per la storia millenaria di Bisanzio, particolare importanza assume questa ristampa, edita a Parigi nel 1904 e tradotta in Italia nel 1917, per essere uno strumento fondamentale di ricerca per le vicende del Mezzogiorno italiano a cavallo dell’anno Mille.
L’autore inizia la trattazione dall’avvento sul trono di Bisanzio di Basilio I il Macedone, che intraprese una politica di forte espansione militare, per ripristinare l’autorità imperiale in Dalmazia e in Oriente, ma soprattutto nell’Italia meridionale, nei territori già bizantini di Puglia, Lucania e Calabria.
Jules Gay, dopo aver ricostruito la storia con cui Bisanzio si riprende il Sud, sempre al centro di devastazioni impressionanti provocate dalle milizie dell’Impero germanico e da quelle longobarde del Ducato di Benevento, illustra l’impegno bizantino nella riorganizzazione amministrativa e militare del Mezzogiorno d’Italia.
Jules Gay tiene a mettere in evidenza la fondamentale importanza degli insediamenti bizantini per l’evoluzione della società meridionale sottolineando come, all’interno di tali centri, si formassero e si consolidassero le istituzioni ecclesiastiche e civili e le consuetudini locali che, perpetuatesi con poche variazioni sino all’età sveva, consentirono alla popolazione di vivere e lavorare in tranquillità, nel rispetto della legge e nell’osservanza delle pratiche sacre.
La parte greca dell’Italia meridionale, anche per questo, nella prima metà del Mille, cambiò letteralmente volto per l’incremento demografico, favorito dai catapani, che produsse, ad opera dei grandi monasteri ma anche per l’intervento dei proprietari laici, il dissodamento di vastissime aree agricole e una intensificazione delle coltivazioni. Da quel momento il paesaggio agrario meridionale cambia in positivo e, a conferma della crescente ripresa economica e commerciale, si moltiplicano, intorno alle città murate, nuovi insediamenti umani (casali e castra).
A nulla valse la tenace resistenza di queste città, però, di fronte ai nuovi invasori arrivati dalla Normandia. Infatti, la legittimazione da parte della Chiesa di Roma della conquista normanna con l’investitura del Ducato di Puglia a Roberto Guiscardo, pone la parola fine alla presenza bizantina nell’Italia Meridionale.
 

Bizantini in Terra d’Otranto. San Nicola di Casole, di Cesare Daquino (Capone Editore, pagine 168, € 15,00)


Il libro. A seguito della Guerra greco-gotica (535-553) combattuta in Italia tra Bizantini e Ostrogoti, l’imperatore d’Oriente Giustiniano emanò nel 554 la famosa Prammatica Sanzione:l’Italia diventava una provincia dell’Impero Romano d’Oriente. Per più di mezzo millennio la civiltà bizantina penetrò in ogni settore della vita e della cultura nella nostra penisola permeandone spiritualità e comportamenti.
Fra tutti i territori italici il Salento fu di sicuro il più “bizantino”, ovvero quello che in maniera più autentica assimilò fin nella stessa dimensione ontologica i valori e le idealità più profonde del vicino Oriente;né poteva essere altrimenti, soprattutto se si considera la posizione geograficamente strategica dell’antica Messapia nel cuore del Mediterraneo, ponte tra Occidente e Oriente, crocevia di tutti i passaggi e le rotte percorribili nel mondo allora conosciuto.
E quando poi in Italia piombarono popoli stranieri e i Normanni completarono nel 1071 la conquista dell’intero Mezzogiorno, ancora per secoli -ancora per oltre mezzo millennio- la civiltà bizantina continuò comunque ad esercitare fortemente la propria influenza nel Salento:Graecia capta cepit Romam si disse all’indomani del 146 a. C., lo stesso destino si ripeteva per la civiltà bizantina in Terra d’Otranto.
In questa azione gloriosa -inizialmente di irradiazione della cultura greca nel nostro territorio, successivamente di resistenza della stessa contro l’incalzare inesorabile della civiltà latina- il monastero di S. Nicola di Casole costituì l’unico vero polo, il solo punto autorevole di riferimento.
Anche dopo il 1480 -anno in cui i cavalieri dell’Islam consumarono la strage di Otranto- l’Umanesimo di Casole, reso ancor più ricco e prezioso dall’opera dei vari papas e di numerose famiglie impegnate nella difesa del rito greco in provincia di Otranto, continuò per intere generazioni.
Questo libro è la storia di Casole, dalla sua fondazione alla distruzione del 1480 fino ai successivi tentativi di disperata rinascita, è il racconto di secoli di vita vissuti tra fede e cultura, è la descrizione di una regola monastica che tutto esigeva dai suoi figli in cambio della felicità celeste, è -infine- la documentata testimonianza di una operosità i cui effetti varcarono i confini della Puglia per raggiungere terre lontane e spaziare nell’intera area dell’antica Magna Grecia.

L’autore. Cesare Daquino è nato a Morciano di Leuca (Lecce) nel 1946. È preside incaricato nella Scuola Media. Da un lavoro di scavo sui fenomeni più significativi della cultura salentina sono apparsi in volume Morciano di Leuca (1988), Barbarano (1989), IMessapi e Vereto (1991), La Guida di Leuca (1993), Masserie del Salento (1994), Guida alle Masserie del Salento (1999), IMessapi. Il Salento prima di Roma (1999), curati dall’editore Capone di Cavallino (Lecce).
Su Angelo Thio, averroista morcianese del sec. XVI, ha pubblicato Angelo Thio filosofo “apulo” del XVI sec. nella Rivista “Idee”(Micella, Lecce 1988) e Angelo Thio. L’oggetto della logica (Maglie 1991).

È di nuovo disponibile Bizantini in Terra d’Otranto. San Nicola di Casole, di Cesare Daquino (Capone Editore, pagine 168, € 15,00).
ISBN: 978-88-8349-0170.

domenica 16 gennaio 2011

Lorenzo Capone - I luoghi dell'archeologia

Il volume racconta, con agili schede e significative fotografie, di alcuni siti archeologici magnogreci e romani presenti nell’Italia meridionale continentale. Si tratta di luoghi che, nonostante siano ancora oggetto di studio, sono da molto tempo meta di milioni di visitatori che amano sapere del grado di civiltà raggiunto da quei popoli che duemila anni addietro, e anche prima, abitarono il Sud.

Nel libro, Pompei, Ercolano e Paestum, indiscussi luoghi di frequentazione di legioni di curiosi, la fanno da padrone, ma non poco spazio è riservato, ovviamente, sia alle poleis magnogreche (Metaponto, Siris/Eraclea, Sibari, Taranto) che alle città romane (Aeclanum, Grumentum, Saepinum) con i loro davvero sorprendenti resti monumentali.

La Puglia, la regione che le antiche popolazioni illiriche e greche incontravano per prima nei loro spostamenti verso Occidente, occupa, ma non a caso, la parte introduttiva del volume. E si parla di Roca, la cittadina a nord di Otranto, che sta riservando notevoli sorprese alla ricerca archeologica, sorprese che dimostrano della frequentazione micenea del suo porto; della messapica Manduria, sotto le cui mura fu ucciso Archidamo, re di Sparta, venuto in Puglia per dare una mano a Taranto; di Egnazia e di Brindisi, i porti dai quali partivano le legioni romane alla conquista dell’Oriente; di Canosa, la città peuceta che con il ricco materiale fittile e con gli ori e le ambre venuti alla luce dalle tombe ipogeiche delle grandi famiglie locali ci dicono della ricchezza del luogo, crocevia di strade che collegavano l’Adriatico con il Tirreno, Otranto con Roma.

Il volume, con una scrittura scorrevole e immediata, senza indulgere a tecnicismi, si rivolge ad un pubblico che ha curiosità di conoscere quel che era il Sud delle prime popolazioni italiche, dei magnogreci, insediatisi a partire dall’VIII sec. a. C., e dei romani che, nel III. a. C., con la loro ben oleata macchina da guerra sottomisero l’intero Mezzogiorno.

Lorenzo Capone, "I luoghi dell'archeologia. Puglia, Basilicata, Calabria, Campania, Molise", Capone Editore, 2011

Il volume, cartonato, formato cm 17 x 24, pagine 144 pagine, interamente a colori, è posto in vendita a Euro 20,00