lunedì 29 giugno 2015

Nascita del Nuovo Stato tra galantuomini e briganti / / / Recensione di Manlio Triggiani apparsa su "La Gazzetta del Mezzogiorno" di domenica 7 giugno 2015


Nascita del Nuovo Stato tra galantuomini e briganti

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Il dibattito sul brigantaggio e su come l'unità d'Italia fu vista nel Mezzogiorno è ancora aperto e si moltiplicano i contributi che offrono spunti e analisi sul tema. Claudio Conti, docente universitario con la passione per la storia dell'Ottocento italiano, ha pubblicato un libro (Briganti e galantuomini. Dai Borbone ai Savoia, Capone Editore, pagine 2016, euro 13,00) nel quale narra la «guerra civile», come la definisce, fra Nord e Sud, e la successiva normalizzazione. Lo fa alla luce di due aspetti: quello militare, caratterizzato da operazioni di efferata violenza che non furono d'aiuto al processo di formazione di uno Stato unitario, e quello politico-sociale, dei «galantuomini», disposti a raggiungere con l'amministrazione sabauda un'intesa, che incise sulla nascita del nuovo Stato e anche sul futuro delle regioni del Sud.

                                            Manlio Triggiani

martedì 9 giugno 2015

Briganti e galantuomini: ribelli e rappresaglie dopo l'Unità d'Italia, quando i nazisti indossavano il kepì / / / Recensione apparsa su recensionilibro.org a firma di EffeElle


Briganti e galantuomini: ribelli e rappresaglie dopo l'Unità d'Italia, quando i nazisti indossavano il kepì.
di Effe Elle

Muntagne, sempre muntagne! È con la reiterata abituale esclamazione, apparentemente misteriosa, che i discendenti ricordavano l’avo impegnato nella lotta al brigantaggio postunitario. Inseguimenti e cacce all’uomo sulle alture. Sali, scendi, a volte spara. E qualche volta, muori.
Una guerra feroce di poveri cristi, che il pronipote Claudio Conti racconta in un romanzo densamente imbevuto di storia vera. Storia patria, si diceva una volta, ma che fatica trovarne una in quella guerra di agguati, schioppettate, gole tagliate, prigionieri seviziati. Si stenta a distinguere le ragioni dai torti e a cogliere a volte una natura umana comune, nella lotta infame senza pietà tra briganti e piemuntisi. Che poi non erano solo settentrionali, tanto meno piemontesi, ma venivano da ogni parte d’Italia, meridione compreso, dato che la leva obbligatoria impegnava in arme tutti i ragazzi dello Stato neonato, cresciuto a dismisura rispetto all’originario Regno di Sardegna.
Il romano Conti – si professa mediterraneo, pur avendo sempre vissuto al Nord – nato nel 1939, matematico, docente universitario fino al 1981, approdato tardi alla narrativa storico-avventurosa, è autore per le edizioni leccesi Capone di Briganti e galantuomini. Dai Borbone ai Savoia (aprile 2015, 216 pagine, 13 euro).
È lo stesso autore a spiegare che sullo sfondo delle vicende del sottotenente Gaetano Papolla da Deliceto (in provincia di Foggia) c’è proprio lo scontro che ha opposto i briganti al nuovo esercito, i contadini senza terra ai latifondisti. Il racconto segue il percorso di maturazione intellettuale e morale di un giovane uomo, natura d’artista – è un ottimo pittore – famiglia agiata, militare di professione. Alto, occhi azzurri, in curioso contrasto coi tratti scuri e forti ma non volgari del volto, addestrato fin dall’adolescenza nella Nunziatella, la scuola militare napoletana ed ex tenente borbonico. Si trova arruolato nella fanteria italiana come sottotenente, senza aver mai sparato un colpo.
Attraverso quanto accade sotto i suoi occhi, si osservano le miserie e le viltà della guerra senza quartiere che insanguinò per dieci anni il Mezzogiorno, le ingiustizie, l’incapacità di capire degli uni e degli altri. Si coglie, tra l’altro, dolorosamente, l’atteggiamento sprezzante dei militari del Nord nei confronti dei colleghi del Sud, un complesso di superiorità che presenta tutte le sfumature, tra il disprezzo esplicito e la sopportazione.
Conti stesso fa notare che:
 in tema di brigantaggio meridionale il protagonista è quasi sempre il contadino, il pastore o il brigante (che poi è la stessa cosa), ma che in particolare, del tristissimo episodio interessa una classe sociale diversa, quella dei ‘galantuomini’: grandi proprietari terrieri e allevatori, responsabili del patto con l’amministrazione piemontese che ha contrassegnato la nascita dell’Unità d’Italia.
Aggiunge che ad Irsina non è accaduto nulla di simile ai fatti terribili descritti, che comunque si sono verificati con quella brutalità altrove, perché la storia di quegli anni è piena di eventi e scelte crudeli. Mostra anche un Cesare Lombroso impegnato nella sua attività di medico militare, svolta con lo zelo particolare e l’interesse spiccato per le ricerche antropometriche, che ben conosciamo.


Infine, le donne, che qui sono vittime tra le vittime, a volte perfino nel ceto privilegiato.


Fu guerra civile ed ebbe due aspetti. Quello militare, caratterizzato da una ferocia inutile e da una inadeguatezza della classe militare al comando, che lascia presagire i disastri del 1866.

E quello politico-sociale, nel quale spicca il ruolo dei galantuomini e il loro tacito patto con l’amministrazione piemontese, destinato ad incidere non solo sul futuro del meridione, anche sugli esiti del processo di unificazione dello Stato.



mercoledì 3 giugno 2015

Briganti e galantuomini, di Claudio Conti / / / Recensione a firma di Rocco Biondi apparsa su roccobiondi.blogspot.it

Briganti e galantuomini

di Rocco Biondi


Chi si interessa di brigantaggio postunitario dovrebbe leggere questo romanzo di Claudio Conti, ottenendone grande giovamento nel comprendere l’ambiente culturale e sociale nel quale quel fenomeno è nato e si è sviluppato.
     Claudio Conti, nato a Roma nel 1939, che ha prima insegnato matematica nell’università e successivamente da dirigente ha lavorato in Inghilterra e negli Stati Uniti, è arrivato alla narrativa in tarda età. A questo romanzo, che ha come sfondo il brigantaggio meridionale, ha lavorato in pratica tutta la vita, partendo dai racconti su di un suo bisnonno fatti dal padre ed entrati a far parte delle fantasie della sua infanzia. Pur essendo vissuto quasi sempre al nord, si è sempre sentito nell’animo, come lui stesso scrive nella introduzione, un “mediterraneo”, un uomo del Mezzogiorno intimamente legato ai valori di quella cultura. Sulla guerra civile che insanguinò la proclamazione del Regno d’Italia si è documentato nel corso di lunghi anni, giungendo alla conclusione che le attuali contraddizioni che affliggono la vita politica e sociale del Mezzogiorno sono l’effetto degli eventi tragici e cruciali di quegli anni.
     Il tema del brigantaggio meridionale non viene trattato dal punto di vista dei briganti e del mondo contadino, ma da quello dei cosiddetti galantuomini, grandi proprietari terrieri e allevatori, che con il loro patto con l’amministrazione piemontese hanno contrassegnato la nascita della cosiddetta Unità d’Italia. Il protagonista del romanzo però, pur appartenendo a quest’ultima categoria, attraverso un complesso percorso di maturazione intellettuale e morale, si sente più vicino alla classe dei poveri contadini che non a quella dei galantuomini e abbandona la carriera militare per abbracciare quella dell’artista pittore.
     Un romanzo e quindi un libero esercizio della fantasia dell’autore. A Irsina non è accaduto nella realtà nulla di simile a quello descritto nel libro e Lombroso ha svolto la sua attività di medico militare in Calabria e non a Melfi.
     Il protagonista Gaetano, rimasto orfano (la madre era morta nel darlo alla luce, il padre morì qualche anno dopo) fu adottato da uno zio materno, dal quale prese il cognome di Pallotta. Venne accudito da tre sorelle zitelle di detto zio: Don Severino, un proprietario terriero, che divenne prima sindaco del suo paese Deliceto in provincia di Foggia e poi deputato al parlamento italiano. Per prestigio e per salvaguardare i propri interessi economici privati Don Severino decise che il proprio figlio adottivo Gaetano avrebbe seguito la carriera militare. Ancora sedicenne (si era nel 1851) Gaetano entrò alla Nunziatella, la Reale Accademia Militare. Nel 1859 uscì da detta Accademia con il grado di secondo tenente dell’esercito borbonico. Caduto il governo borbonico, dopo il plebiscito, entrò nell’esercito italiano con il grado di sottotenente.
     Fu utilizzato dall’esercito piemontese, specialmente come interprete nel tradurre il dialetto meridionale, nella lotta contro i briganti. Quest’ultimi nel romanzo appaiono solo sullo sfondo e sono imprendibili. Vengono invece raccontati episodi di atrocità ad opera dei piemontesi, che metteranno in crisi il meridionale Gaetano.
     Fra i briganti cui si accenna troviamo Crocco, Taschetta, Schiavone, Sacchitiello, Andreotti, Totaro, Caruso, Cavalcante, Ninco Nanco, Coppa, Della Gala, Chirichigno. Sono diventati tali perché il nuovo governo ha aumentato il prezzo del pane, dell’olio e del sale, rendendo più dura la vita della povera gente e ha introdotto la coscrizione obbligatoria.
     Gaetano s’innamora di Matilde, inizialmente scelta da Don Severino perché appartenente ad una famiglia possidente, ma che nonostante avesse avuto il padre ucciso dai briganti riesce a capire le ragioni di questi ultimi.
     Una figura singolare e significativa è quella del professore Marziale Letterelli, che insegnava latino al ginnasio-liceo di Melfi e che viveva in uno spazio nel quale protagonisti assoluti erano i libri: “accatastati per terra, impilati sui comodini, ordinati in scaffali di legno, di diverse epoche e misure, che coprivano pressoché completamente le pareti”. Il professore ritiene che i galantuomini possidenti utilizzano Carmine Crocco per salvaguardare i propri interessi, e lo fermano dall’invadere Potenza perché non più utile a loro. Farà anche venire a galla le contraddizioni presenti nell’animo di Gaetano e lo condurrà a seguire la propria vocazione abbandonando la vita militare.
     Il libro si chiude con il saluto che la quercia che campeggiava nella piazza del suo paese rivolge a Gaetano: “Ben tornato. Ti aspettavamo, sapevamo che saresti venuto”.

Briganti e galantuomini. Dai Borbone ai Savoia, Capone Editore, Cavallino (LE) 2015, pp. 216, € 13,00



Link d'origine: Briganti e galantuomini, di Claudio Conti