mercoledì 22 settembre 2010

Alla riscoperta della Magna Grecia

Nessuno avrebbe mai potuto prevedere che, a partire dall'VIII secolo a. C., l'emigrazione dei Greci nell'Italia meridionale e nella Sicilia, alla ricerca di nuove terre da colonizzare, avrebbe portato al nascere di una civiltà italiota e siceliota che avrebbe influenzato e condizionato la stessa Roma. Costretti dalla ristrettezza del territorio coltivabile e da motivi di politica interna, i Greci si avventurarono sui mari, guidati da oracoli propiziatori rassicuranti, insediandosi in piccoli nuclei familiari lungo le coste di quella che fu la Magna Grecia per antonomasia, estesa alla Sicilia. Nel giro di tre secoli le piccole colonie, le apoikiai, si trasformarono in breve tempo in città, poleis, che superarono la stessa madre-patria: valga per tutte, Siracusa, che resisterà agli attacchi di Atene, decisa a sottometterla.

Lo stesso Strabone, che visse all'epoca di Augusto e dedicò all'Italia due libri della sua Geografia, si fece interprete della sua cultura di origine e diventò un tramite tra il sapere greco e le istanze romane. Non per nulla nella descrizione dell'Italia meridionale e insulare Strabone volle mettere in risalto la "grecità" delle istituzioni, delle cerimonie sacre, delle norme legislative, della vita sociale e culturale dei centri di origine greca. Più o meno nello stesso periodo, Diodoro Siculo scrisse in greco una monumentale opera di storia universale, la Biblioteca Storica, prediligendo le vicende dei Greci e dei Romani: conoscitore della lingua latina, Diodoro fu il primo storico a trattare le vicende della civiltà umana, in particolare dei Greci e dei Romani dalle origini mitiche fino all'epoca di Cesare.

È un viaggio nel passato tuttora presente: dalla Taranto di Archita, il seguace di Platone, alla Metaponto pitagorica, dalla scuola medica di Crotone a quella filosofica di Eléa, dal romanzo in pietra dei templi di Paestum alla Sibilla cumana; e poi, lungo il sentiero delle isole vulcaniche, da Ischia alle Eolie, in Sicilia dove nacque la scienza di Archimede e di Empedocle, si sviluppò la melica corale di Simonide, Bacchilide, Pindaro, si diffuse il dramma di Epicarmo, si elevò il verso di Teocrito, tra lo splendore dei teatri di Taormina e Siracusa, i templi di Agrigento e Selinunte, in un connubio con la natura ferace ed un cielo sempre terso, in un incontro con le popolazioni anelleniche, che non poterono non essere influenzate dal secolare contatto con i Greci così come lo furono tutte le genti che si sono incontrate sul nostro suolo. Sconfitti dai Romani sul piano militare, i Greci d'Occidente vinsero alla grande sul piano culturale, permeando di sé tutta la nostra storia bimillenaria, e non solo la nostra.

Nessun commento:

Posta un commento