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Richiamano i momenti più
significativi della tradizione orale della nostra terra
Le belle
fiabe
e leggende
di questa terra
Di
Angelo Sconosciuto
Basterebbe
già citare «Il Laùro» per dare la cifra di un impegno.
Ma se, andando oltre «il
folletto» salentino - chiamato in tanti altri modi non solo nella nostra
comunità ma anche, ad esempio, in quella arbereshe - aggiungiamo una serie di
titoli: «Il più bel fiore che sia mai fiorito» e « Il frate di Avetrana»; «L’incanto»
e «Il campanile dei diavoli»; «Il fantasma di Bianca» e «La rupe della dannata»,
«I fratelli invidiosi» e «Dom Placido»; «Greguro e Margherita» e ancora «La
figlia di re Fierarmata»; quindi «La fortuna di Gasparotto » e «La statua di
neve» e poi ancora «L’asino sopra il campanile » e «I lestrigoni a Santa
Cesarea» e poi ancora «Regina per imbroglio» e «Il principe vecchio», nonchè «Il
crocefisso del disertore» e «Le tre sorelle» e «Coraggio e morte di Giulio
Antonio Acquaviva» e «Quando venne tempo di malaria» e «Pizzomunno». E come se
ciò non bastasse portiamo ancora all’attenzione dei lettori «Tumulo e Kalimera»,
«Il miracolo dei fanciulli», «Idomeneo», «San Giuseppe e il cappello», «Il
menestrello», «Il carnevale del conte», «Le procellarie», «Il tesoro di Diomede
», «I garofani del Bey innamorato », «Il tradimento del frate di Otranto», ecco
che l’appuntamento di domani diventa tra quelli imperdibili.
sce
infatti, per Capone Editore, «Fiabe e Leggende di Puglia» di Antonio Errico,
che con Maurizio Nocera è stato chiamato a dirigere la nuova collana «La terra
e le storie» che appunto al n. 1, propone queste 128 pagine di fiabe e leggende
nostrane. «“Mi dicono che da fanciullino – scrive Giacomo Leopardi in una
pagina dello Zibaldone –, stavo sempre dietro a quella o questa persona perché
mi raccontasse delle favole...”. È un ricordo, questo, che appartiene un po’ a
tutti noi che da bambini, in silenzio e con stupore, ascoltavamo chi ci narrava
storie d’incantesimi, di pozioni magiche, di re savi, di passioni, di santi, di
sirene, di tesori, di diavoli, di streghe - si legge nella presentazione -.
Storie che risalgono in età matura dal profondo della nostra memoria
riportandoci ad un passato che non è solo nostalgia. I testi di questo libro
costituiscono riscritture del tutto originali di fiabe e leggende pugliesi che
trovano la loro provenienza nella tradizione orale e scritta di cui si dà
ampiamente conto. Sono racconti di luoghi, personaggi, monumenti, di tradizioni
della regione - si legge ancora - che per secoli sono passati di bocca in bocca
e che, ormai, fanno parte della storia come le innumerevoli e belle
testimonianze materiali delle quali la Puglia è giustamente orgogliosa ».
Sarà
un libro di successo? Probabilmente sì e la risposta diventa certamente
affermativa se si pensa alla caratura dell’autore. Antonio Errico, infatti,
nato in provincia di Lecce dove vive e lavora come dirigente scolastico di un
liceo, ha pubblicato libri di narrativa e di saggistica: «Tra il meraviglioso e
il quotidiano» (1985); «Favolerie» (1996); «Il racconto infinito. Saggio su
Luigi Malerba» (1998); «Fabbricanti di sapere. Metodi e miti dell’arte di
insegnare» (1999); «Angeli regolari» (2002); « L’ultima caccia di Federico Re»
(2004); «Salento con scritture » (2005) e poi ancora «Viaggio a Finibusterrae»
(2007) e «Stralune» (2008); nonchè «Le ragioni della passione. Approdi e
avventure del sapere» (2009); «L’esiliato dei Pazzi» (2012), e ancora saggi e
racconti in volumi collettivi. Errico, inoltre, ha curato l’antologia «Poeti a
Finibusterrae », edita dalla Provincia di Lecce, e la riedizione di «Secoli fra
gli ulivi» di Fernando Manno (2007).
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