martedì 24 giugno 2014

SARDEGNA. L'ISOLA DEI NURAGHI / / / Recensione a firma di Nicola De Paulis apparsa su Nuovo Quotidiano di Puglia di lunedì 25 giugno 214


I segreti del passato
Viaggio in Sardegna con Pierluigi Montalbano
in un libro pubblicato da Capone Editore

NURAGHI,
LASTORIAEISUOIMISTERI

di Nicola De Paulis

Quando in Italia si parla dei tesori della storia non si può non parlare anche dei nuraghi, costruzioni megalitiche che si trovano solo in Sardegna, simbolo arcaico di quella terra. Il nuraghe non ha precedenti, né somiglianze. È alto, possente, costruito con grandi blocchi poligonali, a più piani, con corridoi e coperture a ogiva. In Sardegna ce ne sono circa ottomila, alcuni in stato di conservazione sorprendente, mentre altri sono in stato di assoluto abbandono. Per saperne di più, chi programma una vacanza nell’isola, può far riferimento al nuovamente distribuito volume “Sardegna”, pubblicato dalla casa editrice salentina Capone. A firmare il saggio è Pierluigi Montalbano, studioso di paleostoria che insegna storia antica a Cagliari e che collabora con una equipe internazionale su temi riguardanti la navigazione antica, i relitti sommersi del Bronzo e del Ferro e i commerci fra oriente e occidente mediterraneo.
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Il testo, utile anche per gli studiosi e gli appassionati, va indietro nel tempo e prepara in qualche modo il lettore alla comparsa dei nuraghi sull’isola confrontando le varie espressioni delle civiltà megalitiche del mediterraneo: cretese, micenea, della Corsica, delle Baleari.
Ma entriamo nei dettagli con un paio di eloquenti esempi.
Messo in luce nella prima metà del Novecento e patrimonio Unesco dal 1997, il nuraghe “Su Nuraxi” di Barumini, per esempio (nella provincia del Medio Campidano e quindi nella regione storica della Marmilla), risale al XIV secolo a.C. e presenta un bastione di quattro torri angolari più una centrale, presso il quale si sviluppò, a partire dall’Età del Ferro (X-VI secolo a.C.), un vasto villaggio che ebbe vita fino ad epoca punica (VI- III secolo a.C.) e poi romana. Insieme al nuraghe “Su Mulinu” di Villanovafranca, situato nella stessa zona, databile come origine al XVI secolo a.C., si colloca oggi fra i monumenti nuragici più significativi e importanti della Sardegna.
Il nuraghe “Su Nuraxi” si raggiunge facilmente da Cagliari lungo la strada statale 131. Fu il primo ad essere scavato con criteri scientifici negli anni Cinquanta. In quell’occasione vennero alla luce resti di utensili, armi, vasellame e oggetti ornamentali. Mille anni prima di Cristo, intorno al monumento sorgeva un villaggio di capanne a base circolare con tetti conici in legno e frasche. Tra le capanne si ritrovava quella del capo, più grande ed articolata, e quella per le assemblee, nella quale sono stati ritrovati simboli delle divinità adorate. Altri ambienti fungevano da officine, cucine, e centri di lavorazione di prodotti agricoli.
Il villaggio si sviluppò ulteriormente nell’Età del Ferro (IX secolo a.C.) con un tentativo di organizzazione urbanistica. In seguito, verso il VII secolo a.C. il complesso fu distrutto, abbandonato, ed utilizzato in età punica, romana e bizantina, a scopo insediativo funerario e sacro. In questo, circa la sua funzione, il nuraghe “Su Nuraxi” si caratterizza come un centro fortificato, a presidio di un villaggio-comunità, dell’età del Bronzo, probabilmente pastorale, che rivela già una sua organizzazione civile e religiosa.
Anche il nuraghe “Su Mulinu” di Villanovafranca si raggiunge attraverso la strada statale 131. In base a recenti indagini condotte dalla Soprintendenza per i Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano, “Su Mulinu” ha dimostrato una continuità abitativa di oltre 2.500 anni, dal Bronzo Medio (XVI secolo a.C. ) fino all’età alto medioevale (XI secolo d.C.).
I nuraghi sardi, sono attualmente all’attenzione di un grande progetto internazionale di valorizzazione del patrimonio storico, archeologico ed artistico denominato “Accessit” che comprende le regioni Liguria, Toscana, Sardegna e Corsica, con l’obbiettivo di creare un Grande Itinerario Tirrenico (Git). 

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