I segreti del passato
Viaggio in Sardegna con Pierluigi
Montalbano
in un libro pubblicato da Capone Editore
NURAGHI,
LA STORIA E I SUOI MISTERI
di Nicola De
Paulis
Quando in Italia si parla dei tesori della storia non
si può non parlare anche dei nuraghi, costruzioni megalitiche che si trovano
solo in Sardegna, simbolo arcaico di quella terra. Il nuraghe non ha
precedenti, né somiglianze. È alto, possente, costruito con grandi blocchi
poligonali, a più piani, con corridoi e coperture a ogiva. In Sardegna ce ne
sono circa ottomila, alcuni in stato di conservazione sorprendente, mentre
altri sono in stato di assoluto abbandono. Per saperne di più, chi programma
una vacanza nell’isola, può far riferimento al nuovamente distribuito volume
“Sardegna”, pubblicato dalla casa editrice salentina Capone. A firmare il
saggio è Pierluigi Montalbano, studioso di paleostoria che insegna storia
antica a Cagliari e che collabora con una equipe internazionale su temi
riguardanti la navigazione antica, i relitti sommersi del Bronzo e del Ferro e
i commerci fra oriente e occidente mediterraneo.
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Il testo, utile anche per gli studiosi e gli
appassionati, va indietro nel tempo e prepara in qualche modo il lettore alla
comparsa dei nuraghi sull’isola confrontando le varie espressioni delle civiltà
megalitiche del mediterraneo: cretese, micenea, della Corsica, delle Baleari.
Ma entriamo nei dettagli con un paio di eloquenti
esempi.
Messo in luce nella prima metà del Novecento e
patrimonio Unesco dal 1997, il nuraghe “Su Nuraxi” di Barumini, per esempio
(nella provincia del Medio Campidano e quindi nella regione storica della
Marmilla), risale al XIV secolo a.C. e presenta un bastione di quattro torri
angolari più una centrale, presso il quale si sviluppò, a partire dall’Età del
Ferro (X-VI secolo a.C.), un vasto villaggio che ebbe vita fino ad epoca punica
(VI- III secolo a.C.) e poi romana. Insieme al nuraghe “Su Mulinu” di
Villanovafranca, situato nella stessa zona, databile come origine al XVI secolo
a.C., si colloca oggi fra i monumenti nuragici più significativi e importanti
della Sardegna.
Il nuraghe “Su Nuraxi” si raggiunge facilmente da
Cagliari lungo la strada statale 131. Fu il primo ad essere scavato con criteri
scientifici negli anni Cinquanta. In quell’occasione vennero alla luce resti di
utensili, armi, vasellame e oggetti ornamentali. Mille anni prima di Cristo,
intorno al monumento sorgeva un villaggio di capanne a base circolare con tetti
conici in legno e frasche. Tra le capanne si ritrovava quella del capo, più
grande ed articolata, e quella per le assemblee, nella quale sono stati
ritrovati simboli delle divinità adorate. Altri ambienti fungevano da officine,
cucine, e centri di lavorazione di prodotti agricoli.
Il villaggio si sviluppò ulteriormente nell’Età del
Ferro (IX secolo a.C.) con un tentativo di organizzazione urbanistica. In
seguito, verso il VII secolo a.C. il complesso fu distrutto, abbandonato, ed
utilizzato in età punica, romana e bizantina, a scopo insediativo funerario e sacro.
In questo, circa la sua funzione, il nuraghe “Su Nuraxi” si caratterizza come
un centro fortificato, a presidio di un villaggio-comunità, dell’età del
Bronzo, probabilmente pastorale, che rivela già una sua organizzazione civile e
religiosa.
Anche il nuraghe “Su Mulinu” di Villanovafranca si
raggiunge attraverso la strada statale 131. In base a recenti indagini condotte
dalla Soprintendenza per i Beni archeologici per le province di Cagliari e
Oristano, “Su Mulinu” ha dimostrato una continuità abitativa di oltre 2.500
anni, dal Bronzo Medio (XVI secolo a.C. ) fino all’età alto medioevale (XI
secolo d.C.).
I nuraghi sardi, sono attualmente all’attenzione di un
grande progetto internazionale di valorizzazione del patrimonio storico,
archeologico ed artistico denominato “Accessit” che comprende le regioni
Liguria, Toscana, Sardegna e Corsica, con l’obbiettivo di creare un Grande
Itinerario Tirrenico (Git).