I cavalieri Argonauti
di San Nicola
di Felice Laudadio Jr

Nelle cerimonie i cavalieri indossavano un mantello azzurro, fitto di gigli
dorati ricamati. In testa, un berretto di velluto nero, con una placchetta
d’oro che recava l’araldica degli Argonauti: una nave nel mare in tempesta e il
motto: Non cedo tempori. L’effigie era anche riprodotta in una medaglia,
appesa al collo con un cordone di seta bianca e rossa intrecciata, chiuso da
nappina e nastro sempre bicolori. È utile indicarlo visto che l’Ordine della
Nave o degli Argonauti di San Nicola è pressoché sconosciuto, non sopravvisse
infatti alla morte del suo fondatore, tanto da risultare in piena decadenza già
alla fine del XIV secolo.
Il lavoro di Orazio Ferrara (nato a Pantelleria, vive a Sarno e scrive di
navigazione e storica per Capone ed altri editori) è attento anche alla
marineria pugliese al tempo dei Templari, tra gli altri capitoli monografici
dedicati agli ordini militari diversi da quelli più noti (sarebbe sbagliato
dire minori). Oltre ai cavalieri di San Giovanni (poi di Malta), dei Teutonici
e del Tempio, altri religiosi armati si sono distinti al servizio della
Cristianità: il testo considera innanzitutto i monaci-guerrieri dal bianco mantello
dell’Ordine di Santa Caterina, a guardia del Sinai; quelli del Fuoco Sacro o di
Sant’Antonio Abate; della Confrérie de Monseigneur Saint Antoine de Barbefosse;
di San Giacomo della Spada e i Monaci Bianchi ospitalieri che operavano in
devozione della Materdomini, una delle sette Madonne napoletane. Tra delle più
affascinanti, sempre delle meno note, è la Nobile Compagnia dello Spirito Santo
del Diritto Desiderio, detta del Nodo d’Amore, i cui bianchi cavalieri dovevano
sciogliere il nodo simbolico in caso di uccisione e potevano riannodarlo solo
visitando il Santo Sepolcro da umili pellegrini. Nel capitolo sulla marineria
pugliese, con i suoi porti d’imbarco strategici verso la Terrasanta, spiccano
le consuetudini e ordinamenti marittimi che hanno anticipato le Tavole
amalfitane e sono di fatto tra gli antenati dell’attuale codice della
navigazione e della disciplina portuale e nautica fatta osservare dalle
Capitanerie.
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