venerdì 19 aprile 2013

I MORIBONDI DI PALAZZO CARIGNANO /// Recensione di Angelo Sconosciuto apparsa su "La Gazzetta del Mezzogiorno" di Sabato 13 aprile 2013


Quel precursore del giornalismo
che raccontò anche i disastri nostrani

Capone pubblica «I moribondi di Palazzo Carignano»
di Petruccelli della Gattina

Nuove pagine per comprendere, qui al Sud, ciò che accadde negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia. A cura di Enzo Di Brango, con prefazione di Valentino Romano, per Capone Editore 2013 (Pagine 136, 12 Euro) esce di Ferdinando Petruccelli della Gattina, I moribondi del Palazzo Carignano.
Si tratta di «una carrellata ironicamente impietosa dei vizi e dei limiti della prima classe dirigente della Nuova Italia - spiega una nota -, scritta da chi l’osserva dal suo interno con l’obiettività di un uomo che si considera “giornalista estero”; nell’analisi disincantata e non partigiana del primo Parlamento Italiano e dei suoi esponenti il lettore avrà modo di leggere in controluce i vizi e le meschinità di una rappresentanza popolare che inaugura la lunga stagione della “Casta”.
E il lettore - nell’amaramente divertita elencazione dei tanti trasformismi, nelle attente cure degli interessi di parte, negli smaccati giochi del compromesso - non potrà non cogliere utili elementi di confronto con il presente». Ferdinando Petruccelli della Gattina (Moliterno, 28 agosto 1815 - Parigi, 29 marzo 1890), del resto, giornalista, scrittore e politico, fu «liberale e anticlericale, anticonformista e dissacratore, esule in Europa dopo i moti insurrezionali del 1848, soggiornò lungamente in Francia e Inghilterra: è considerato un precursore del giornalismo moderno».
«Con I moribondi del Palazzo Carignano - spiega l’editore - inaugura il filone letterario di denuncia del malcostume della politica italiana e porta all’attenzione di una vasta platea i vizi e le miserie della “Casta”. Per Indro Montanelli è il “più brillante giornalista italiano dell’Ottocento” e le sue cronache “incantano per la loro freschezza e modernità”»
Bene ha fatto dunque Capone a riproporre lo scritto, curato da Enzo Di Brango. Egli, nato ad Aquino (Fr) e vive a Roma, collabora con l’edizione italiana di Le Monde Diplomatique. È coautore de I Fondi pensione, la nuova previdenza complementare» (Cafi, 2007) e autore de L’Italia si cerca e non si trova, Unità federalismo e democrazia di fronte alla colonizzazione del Sud (Qualecultura, 2012), ha pubblicato, con il «Calendario del Popolo», L’Ernesto, Nuestra America e Proteo. Ha curato la mostra fotografica sul brigantaggio meridionale «E i contadini presero il fucile» (Roma, 2003).
E così si impreziosisce ulteriormente la collana «Carte scoperte, storie e controstorie» che «ripropone testi storici e opere di narrativa; ospita saggi canonici e in controtendenza; accoglie approfondimenti, sfumature e ipotesi alternative; dà voce ad episodi e personaggi locali, nella convinzione che la Storia “maggiore” altro non sia se non l’insieme e il prodotto di tante storie “minori”».



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