Puglia,
un cuore d’Oriente
Un viaggio
tra
le testimonianze medievali
– di Claudia Presicce –
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Di
quell’orientalitaà diffusa che ti accoglie da Nord a Sud e si respira tra i
centri urbani e le campagne, già colta dallo sguardo dei viaggiatori settecenteschi
che allungarono il Grand Tour fino
all’ultima Puglia, racconta Nino Lavermicocca in “Puglia bizantina. Storia e
cultura di una regione mediterranea (876-1071)” (Capone Editore, 17 euro).
Terra
dall’“imprinting orientale endemico” definisce l'autore la Puglia, regione che
custodisce dentro di sé la cultura bizantina e se
ne nutre anche molto al di là dei reali reperti e
delle testimonianze ancora esistenti, perché l’ha fatta propria, inglobandola
nel suo nucleo più profondo. Infatti anche laddove non è possibile apprezzare affreschi,
monumenti, mosaici, cioè nessuna traccia inequivocabile e concreta, qui soffia
ancora quel vento arrivato da Bisanzio, si respira una familiarità non fortuita
con quei territori ad oriente che a lungo, tra l’altro, hanno considerato loro
propaggine la nostra regione.
“I
due secoli di storia bizantina della Puglia – scrive l’autore riferendosi al
periodo compreso tra 1'871 e il 1071, il tempo cioè analizzato nel testo - sono
tra i più ricchi di eventi e avvenimenti, come mai più nel corso delle vicende della
regione, che ne hanno forgiato paesaggio, ambiente, cultura, unita, coscienza
di appartenenza e identità storica, da allora connesse stabilmente al mondo
orientale e mediterraneo, nel segno di Costantinopoli.
Il
Medioevo bizantino è di fatto imprescindibile dal carattere stesso
delle città pugliesi e dei loro monumenti, il cui linguaggio figurato e
artistico è intriso di greco fino al XIV-XV seeolo”.
Questa
era stata già chiaramente la terra della Magna Grecia, sin dall’VIII secolo a.C.,
delle leggendarie colonie greche dell’età antica e il legame con le altre
sponde dell’Adriatico e dell'Egeo aveva già radici praticamente millenarie che
si andarono allora definitivamente consolidando.
Il testo,
supportato anche da brevi pensieri di storici e di viaggiatori di tutti i
tempi, segue quindi le tracce della grecizzazione avvenuta in quei duecento
anni della “bizantinocrazia”, momento in cui anche le elìte urbane vennero
sedotte da questa cultura considerata più raffinata e ne fecero propri vezzi ed
elementi culturali portanti, forse non esprimendosi in eventi artistici grandiosi,
come invece avvenne per esempio in Sicilia, ma probabilmente solo per l'assenza
di ricchi committenti locali.
Tuttavia
i “tesori” sono davvero tanti.
Al
X secolo risale San Pietro di Otranto, unica chiesa
completamente bizantina che, in quanto a struttura e dimensioni rimanda dritto
dritto alle coeve chiese di Costantinopoli.
E
volendo seguire la "via aurea" delle icone di matrice bizantina, si
incontrano protagonisti di prima piano del nostro panorama religioso e della inerente
produzione artistica. Basti pensare ad una Madonna che si può rintracciare in
quasi tutte le nostre cattedrali,
cioè
la Vergine Odegitria, con il mantello coperto di stelle, oppure al Pantokrator,
o a santi, scene e rievocazioni riconducibili direttamente al rito della Chiesa
greca. Ma non solo. Di matrice bizantina sono la maggior parte dei “tesori”
delle cattedrali dell’alta e bassa Puglia, dai codici miniati ai mosaici
pavimentali, a frammenti di affreschi, documenti, etc. Per non parlare poi dell’habitat
rupestre segnato, qui come in Cappadocia, da cripte e luoghi del culto scavati
nella pietra, nel tufo delle gravine, chiese-grotta spesso condivise tra culto greco
e latino.
Nel
testo l'autore, avvalendosi anche di un continuo innesto iconografico, passa in
rassegna i percorsi dal “Gargano adriatico a Leuca ionica ed egea” che
riportano a questo lungo sodalizio culturale che ha generato un senso di appartenenza
e di condivisione molto moderno che andrebbe oggi riscoperto.
Lavermicocca,
archeologo e già docente presso l'Istituto di Storia dell'Arte e l'Istituto di
Letteratura Cristiana Antica dell’Università di Bari e Direttore Archeologo
presso la Soprintendenza Archeologica della Puglia, ha condotto numerosi scavi ed
esplorazioni di archeologia medievale.
Recensione
apparsa su “Nuovo Quotidiano di Puglia” di sabato 30 giugno 2012
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