Le vite parallele di briganti e pellerossa,
in lotta per difendere la propria terra
La storia
è attraversata da personaggi che hanno vite parallele – Plutarco ha scritto
meraviglie in merito –, e popoli che vivono tragedie uguali magari a miglia di
distanza.
Gaetano Marabello, storico indipendente, nel suo ultimo libro ha
ricostruito un parallelo fra il destino dei pellirosse, gli amerindi, e i
briganti che nel Sud d’Italia fronteggiarono le truppe dei Savoia che
occuparono il Mezzogiorno.
Il libro Briganti
e pellirosse (Capone editore, pagg. 144, euro 12) fa il punto su ciò che il
destino storico ha riservato ai pellirosse e ai briganti. Già queste due parole
sono definizioni dei vincitori con intenti di disprezzo e razzismo. I due
popoli furono sottomessi, furono eliminate le loro tradizioni.
«In
entrambi i casi – afferma Marabello – quel che maggiormente impressiona è il
tentativo quasi scientifico d’annichilire l’atavico modus vivendi delle
popolazioni locali, praticato dai nuovi arrivati. Operazione che, lungi
dall’essere attuata attraverso l’integrazione e il rispetto, sfociò invece in
sistematiche azioni di genocidio fisico e culturale».
E i territori, l’America
del Nord e il Regno di Napoli furono occupati militarmente. L’aggressione
fu effettuata nel nome di grandi ideali moderni. In realtà lo scopo era una
guerra espansionsitica, per occupare territori, senza dichiarare guerra e
impossessarsi delle ricchezze locali. Un po’ quello che fanno gli Usa da alcuni
decenni.
Dal 1799, anno della nascita della Repubblica napoletana, al 1870,
anno della Presa di Porta Pia, le operazioni di occupazione e annientamento dei
popoli furono effettuate progressivamente sia nel Nord America che nel Sud
Italia. I militari che occuparono i territori, spiega Marabello, in nome di uno
pseudoprogresso, distrussero paesi, villaggi e coloro che resistevano venivano
uccisi.
Fu una guerra di conquista che intendeva cancellare l’anima di un
popolo attraverso l’imposizione di un nuovo modello di vita politico e sociale
badando bene a cancellare il modello politico dei due popoli. Spossessare i
popoli della propria cultura.
Marabello
conosce molto bene queste storie e le pratiche di conquista dei territori e
disegna i paralleli rintracciando episodi simili. E descrive il parallelo fra
il destino di sei comandanti dell’esercito borbonico e delle tribù indiane.
Ma
la narrazione non trascura anche le donne, indiane e meridionali che scelsero
di imbracciare il fucile e parteciparono a combattimenti. Interessante, anche
la lettura sociologica dei mezzi di informazione degli invasori, fra cui l’uso
strategico della fotografia, utilizzata per diffondere dei briganti e degli
indiani un’immagine costruita secondo i dettami degli Usa e del Regno dei
Savoia.
A cura di
Matri
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