Lo stesso Strabone, che visse all'epoca di Augusto e dedicò all'Italia due libri della sua Geografia, si fece interprete della sua cultura di origine e diventò un tramite tra il sapere greco e le istanze romane. Non per nulla nella descrizione dell'Italia meridionale e insulare Strabone volle mettere in risalto la "grecità" delle istituzioni, delle cerimonie sacre, delle norme legislative, della vita sociale e culturale dei centri di origine greca. Più o meno nello stesso periodo, Diodoro Siculo scrisse in greco una monumentale opera di storia universale, la Biblioteca Storica, prediligendo le vicende dei Greci e dei Romani: conoscitore della lingua latina, Diodoro fu il primo storico a trattare le vicende della civiltà umana, in particolare dei Greci e dei Romani dalle origini mitiche fino all'epoca di Cesare.
È un viaggio nel passato tuttora presente: dalla Taranto di Archita, il seguace di Platone, alla Metaponto pitagorica, dalla scuola medica di Crotone a quella filosofica di Eléa, dal romanzo in pietra dei templi di Paestum alla Sibilla cumana; e poi, lungo il sentiero delle isole vulcaniche, da Ischia alle Eolie, in Sicilia dove nacque la scienza di Archimede e di Empedocle, si sviluppò la melica corale di Simonide, Bacchilide, Pindaro, si diffuse il dramma di Epicarmo, si elevò il verso di Teocrito, tra lo splendore dei teatri di Taormina e Siracusa, i templi di Agrigento e Selinunte, in un connubio con la natura ferace ed un cielo sempre terso, in un incontro con le popolazioni anelleniche, che non poterono non essere influenzate dal secolare contatto con i Greci così come lo furono tutte le genti che si sono incontrate sul nostro suolo. Sconfitti dai Romani sul piano militare, i Greci d'Occidente vinsero alla grande sul piano culturale, permeando di sé tutta la nostra storia bimillenaria, e non solo la nostra.
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