Quelle storie di briganti
e galantuomini
secondo Claudio Conti
Il volume del saggista edito da Capone
di DINO LEVANTE
Il brigantaggio: un fenomeno singolare, ancora da conoscere a fondo con
tutto il suo fascino, le caratteristiche minori, le differenziazioni che gli
storici, nel corso degli ultimi decenni, hanno cercato di approfondire
attraverso documentazioni e prove fornite dalle fonti archivistiche. Lo stesso
periodo, gli stessi protagonisti spesso sono stati descritti in una copiosa
produzione letteraria, scaturita dalla fantasia ma sempre connessa a fatti
storici realmente accaduti. In questo fortunato filone si inserisce il recente
volume del saggista Claudio Conti dal titolo «Briganti e galantuomini. Dai
Borbone ai Savoia» (Capone Editore, 216 pagine, 13 euro).
Sullo sfondo una guerra civile, per decenni ignorata dalla storia
ufficiale: quella cosiddetta del «brigantaggio meridionale», che Conti descrive
da due punti di vista particolari. Quello militare, caratterizzato spesso da
una ferocia inutile e soprattutto da una inadeguatezza del comando, che lascia
facilmente presagire i disastri del 1866. Poi, c’è l’aspetto politico-sociale,
che privilegia (a differenza di altri romanzi ambientati nel medesimo contesto
storico) il ruolo dei «galantuomini» e il patto sottoscritto con
l’amministrazione piemontese. Un accordo destinato a incidere sulla successiva
evoluzione delle regioni meridionali, ma anche sugli esiti del processo di
formazione dello Stato unitario.
È questo il quadro in cui si svolge il difficile percorso verso l’età
adulta del protagonista, che dolorosamente e con fatica matura la
consapevolezza dei propri mezzi e la capacità di orientare autonomamente il
proprio destino. Il brigantaggio non si può identificare soltanto con quella
forma di banditismo caratterizzata da azioni violente a scopo di rapina ed
estorsione; in diverse circostanze assume risvolti insurrezionalisti
politico-sociali. La guerra che ha opposto i briganti al neonato esercito
italiano, contadini senza terra a latifondisti, costituisce l’intelaiatura del
romanzo. Il resto è da leggere.
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