domenica 10 marzo 2013

FIABE E LEGGENDE DI PUGLIA /// Recensione di Felice Laudadio Jr, apparsa su repubblica.it del 08 marzo 2013

Le fiabe pugliesi di Errico: pane amore e nostalgia

 

 

di Felice Laudadio jr.
I Lestrigoni erano giganti dalla forza sovrumana. Distrussero undici delle dodici navi della flotta di Ulisse e arrivarono a sfidare Giove. Solo un mortale poteva sconfiggerli, per questo Atena chiamò Eracle in soccorso. La battaglia infuriò sulla pianura Flegrea per un tempo lunghissimo e i pochi superstiti si diedero alla fuga, ma il semidio li inseguì per rendere la punizione dell’oltraggio all’Olimpo un monito feroce. Li inseguì fino alle coste della Japigia, a Santa Cesarea, dilaniandoli uno per uno sulle spiagge, sotto gli scogli, nelle caverne profonde. I corpi restarono a marcire e quella corruzione filtrò nel suolo. Le acque di sorgenti limpide delle grotte Gattulla, Fetida, Sulfurea, Solfatara si fecero di zolfo. Nella fiaba “I Lestrigoni a Santa Cesarea”, c’è l’intero repertorio della favolistica popolare: storia (o mitologia), brivido, orrore, un finale sempre evocativo. È una delle trentadue “Fiabe e Leggende di Puglia” raccolte e riscritte dal salentino Antonio Errico. Il volume (128 pag. 10 euro) inaugura la collana La terra e le storie, diretta dal dirigente scolastico di Sannicola, con Maurizio Nocera, per l’editore leccese Capone.
Odisseo, gli dei, Ercole, il mare che unisce, invece di dividere: le fiabe del Mezzogiorno sono figlie del Mediterraneo. Fioriscono dalla tradizione mitologica nata sulle rive dello Ionio e dell’Egeo, davanti a un piatto di olive, nelle conversazioni in cerchio attorno a un fuoco. In terra pugliese sono diventate racconti popolari. In bianco e nero, narrati da donne vestite di scuro. Spesso in rima cantilenante. In un vernacolo smozzicato. Senza pudore per la loro crudezza. Quelli del passato erano tempi duri, non si andava per il sottile.
Chissà se le favole possono tenere testa ai passatempi tecnologici che attraggono i bambini del Duemila. Arrivano da lontano. Vengono da un altro mondo, anche se non da un altro pianeta. È ancora tempo di fiabe? La risposta di Errico è affermativa. “C’è un tempo per i racconti, come per tutto”, dice con garbo, rivedendosi, bambino, lottare contro il sonno per ascoltare “in silenzio e con stupore” storie di incantesimi, di pozioni magiche, di animali parlanti. Di sovrani, sirene e tesori. Di diavoli e di streghe. Da adulti, quelle vicende riaffiorano dalla memoria, riprendono consistenza. “Riportano ad un passato che non è solo nostalgia”, è cultura, è patrimonio di una comunità. E va conservato, valorizzato. Trasmesso.
Quello di Errico è volontariato culturale esercitato con passione. Sette mesi di lavoro, da giugno all’antivigilia del 2012, dedicati alla riscrittura originale di fiabe e leggende pugliesi della tradizione orale e scritta. Testi nei quali ha “messo le mani”, rimaneggiando, “a volte ritoccando, a volte reinventando  e rinarrando”. Nessuna ambizione scientifica: solo memoria, sentimento. Pane, amore e nostalgia.

Link d'origine: Repubblica.it 

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