OTRANTO
La città dei martiri
Con carta turistica
di Lorenzo Capone
Quel che resta dell'abbazia di San Nicola di Casole |
LA GUIDA: Cerniera tra Occidente e Oriente sin dalla
preistoria, Otranto ha da sempre rappresentato, emblematicamente, la testa di
ponte del mondo greco e bizantino in Europa. Di quel mondo, d’altronde,
conserva tracce inequivocabili: la chiesetta di san Pietro, con i suoi stupendi
affreschi, nel cuore della cittadina, costruita laddove vi fu il primo
insediamento umano; i ruderi di San Nicola di Casole, poco a sud del paese,
sede per secoli di una scuola di monaci basiliani dediti alla preghiera e alla
riproduzione di testi greci e latini; le numerose cripte scavate nella viva
roccia lungo la valle dell’Idro e delle Memorie.
Ma Otranto, nei secoli, non è stata solo questo,
anche se per questo divenne obiettivo del mondo musulmano nel 1480 quando fu
assalita e occupata, per un anno, dai turchi i quali mozzarono la testa a 800
otrantini, oggi santificati, che non rinunciarono alla loro fede cristiana.
Otranto è stata anche messapica e, successivamente, romana: ce lo dicono due
basi in marmo con epigrafi in latino del III sec., oggi inserite alla base di
un palazzotto, oltre che la numerosa ceramica rinvenuta nel corso di campagne
di scavo.
Dal suo porto, nei secoli sempre molto trafficato,
son passati Imperatori, Re, legioni di soldati, pellegrini, avventurieri di
ogni risma che partivano o rientravano dall’Oriente: di testimonianze in questo
senso ce ne sono moltissime a dimostrazione dell’importante ruolo avuto dalla
città: le mura imponenti con i bastioni; il grandioso castello più volte rifatto
e ampliato; gli ampi fossati; le porte cittadine, di cui se ne conserva una,
l’Alfonsina, di periodo aragonese, che dà l’idea della solidità dell’intero
circuito fortificatorio; il Duomo, con la cripta, realizzata con elegante
materiale riutilizzato proveniente verosimilmente da più antiche costruzioni
cultuali, e il grande mosaico pavimentale, unico al mondo, realizzato tra il
1163 e il 1165, dal monaco Pantaleone, rappresentante il cosiddetto “Albero
della Vita”.
La valle dell'Idro |
A non molta distanza dalla città, andando verso sud,
poi, c’è Porto Badisco, la mitica insenatura nella quale sarebbe approdato
Enea, con la Grotta dei Cervi, un paio di tortuose gallerie nella pancia della
terra nelle quali centinaia di pitture murali ci dicono della presenza
dell’uomo del neolitico e della sua cultura.
Lorenzo Capone, Otranto. La città dei Martiri. Con carta turistica, Capone Editore, Lecce 2019, pagine 64, con centinaia di foto a colori, Euro 7,00 - ISBN 978-88-8349-249-5
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